W LA LIBERTA' DI PENSIERO DI UN OPERAIO METALMECCANICO !!! Quando ho fame, mangio. Quando ho sete, bevo. Quando sento di dover dire qualcosa, la dico...
giovedì 16 febbraio 2012
Hesher è stato qui
Siete delle teste vuote se non vedete questo film !!!
fonte :http://filmup.leonardo.it/sc_hesherbastardodentro.htm
Trama:
Hesher (Joseph Gordon-Levitt) un giovane metallaro, capellone e tatuato entra inaspettatamente nella vita di una famiglia che ha subito un lutto. All'inizio sembrerebbe la persona meno adatta per aiutare il tredicenne TJ (Devin Brochu) ad affrontare la morte della madre, eppure dimostra di essere l'unico a riuscire a liberarlo veramente dalla sua profonda tristezza. Con i suoi eccentrici stratagemmi che si addicono più a un detenuto che a un 'soccorritore', Hesher accoglie TJ sotto la sua ala protettrice e offre sia al ragazzino, che a suo padre (Rainn Wilson), la possibilità di essere di nuovo una famiglia...
Hesher è stato qui
Recensione:
E’ proprio il premio Oscar Natalie Portman, che nel film veste i panni della giovane Nicole di cui s’invaghisce il piccolo TJ alias Devin Brochu, a produrre il primo lungometraggio diretto da Spencer Susser, responsabile anche della sceneggiatura insieme al David Michôd regista dell’acclamato dramma a sfondo criminale "Animal kingdom" (2010).
Ma chi è l’Hesher cui il titolo fa riferimento? Interpretato da un magistrale Joseph Gordon-Levitt opportunamente fornito di lunghi capelli lisci ma poco curati, è un tatuato "metallaro" che entra nella vita del protagonista di cui sopra, tredicenne alle prese con la recente perdita della madre, triste evento che ha anche portato il papà, con le fattezze del Rainn Wilson di "Super" (2010), a una straziante reazione.
Un grottesco ed enigmatico personaggio che, facilmente propenso a eccentrici stratagemmi che si addicono più a un detenuto che a un "soccorritore", se da un lato appare volgare, violento e ignorante, dall’altro non incarna altro che i sentimenti provati da TJ, rivelandosi fondamentale sia per lui che per il suo genitore.
Tutte figure che, insieme alla ritrovata Piper Laurie di "Carrie, lo sguardo di Satana" (1976) qui nel ruolo della nonna, vanno a popolare una coinvolgente storia di solitudini immersa in un percorso di formazione dark, ma tutt’altro che distante, nei connotati, da una amara favola a stelle e strisce d’inizio terzo millennio; per quanto giocata di continuo – e in maniera efficace – sulla tendenza ad alternare tragedia e ironia.
Mentre la colonna sonora spazia da Metallica a Motörhead, passando per Dion & The Belmonts (è loro la storica "A teenager in love", che ascoltiamo nella sequenza dell’incidente mortale), e la macchina da presa di Susser privilegia il realismo; soprattutto quando è in perenne movimento, quasi a voler richiamare lontanamente alla memoria lo stile dei documentari e dei servizi giornalistici.
Chissà per quale motivo non abbia ottenuto neppure una candidatura al premio Oscar, considerando la lodevole confezione dello script e un cast nel complesso in stato di grazia.
La frase:
"Non sei un po’ cresciuto per stare dietro a TJ tutto il tempo?".
a cura di Francesco Lomuscio
Hesher è ancora qui
Bel pugno nello stomaco, bella prova di cinema alternativo, riuscitissima discesa nella provincia e nella controcultura questo Hesher. Fiaba di formazione (perché di fiaba si tratta), girata da un regista ispirato, camera alla mano e sporcando la fotografia di luci malsane, tremolii, plumbeo gelo che da interiore diviene esteriore sotto cieli di città sperdute dell'america (con la a minuscola) incolta ma ricca di miracoli e personaggi fuori dalle righe. Come un gran bel cd metal (genere di cui colleziona una buona lista di proposte) Hesher si snoda fra improvvise pugnalate brutali a tutto fuoco, poi si arresta in riff di dialoghi brillanti, stempera con fugaci momenti melodici (ma non melodrammatici perché l'ironia stempera tutto e tutto impreziosisce), ascende con passaggi rock di puro divertimento sopra le righe e conclude con una ballata strumentale di straordinaria emotività. Un film che merita di essere visto, anche solo per scoprire un stile undeground non solo figurativo e formale ma anche fatto di buone idee. Il personaggio dipinto dal gigantesco Gordon Lewitt, poi, è un mostruoso e amorevole archetipo che resta nel cuore. Film divertente e di spessore, fresco e sboccato ma non che risulta mai volgare, come in ogni fiaba, anche le peggiori bassezze sono filtrate dallo sgaurdo candido e genuino del ragazzino protagonista. E, alla fine, una spruzzatina di buonismo tenuto sotto controllo accontenta anche lo spettatore meno smaliziato. Notevole e da scoprire.
Il Recensore, 28 anni, Firenze.
(5 Febbraio 2012)
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