W LA LIBERTA' DI PENSIERO DI UN OPERAIO METALMECCANICO !!!
Quando ho fame, mangio. Quando ho sete, bevo. Quando sento di dover dire qualcosa, la dico...
In questo filmato Sadhguru affronta la questione della reincarnazione nello yoga e in altre tradizioni.
Che succede quando moriamo?Secondo lo yoga noi siamo fatti di 5 corpi (o strati) di cui solo i primi 3 riguardano quello che noi definiamo l’anima.
L’anima (intesa come essenza individuale identificabile) non sarebbe altro che il risultato del Karma, e non un’anima eterna come la intendiamo noi. Conseguire la liberazione significa diventare di nuovo il tutto e perdere la propria identità.
Al contrario, per la maggior parte di noi, la coscienza passa da una vita all’altra, da un corpo all’altro. Più il Karma è forte e più tempo passerà per trovare un altro corpo e la coscienza del defunto sarà più disponibile all’esperienza sensibile verso le persone vive. Questo tempo varia da poche ore a qualche anno.
La coscienza karmica in attesa del corpo è un “fantasma”, ma i fantasmi visibili sono solo quelli che hanno un karma fortissimo. Tipico è il caso di chi muore in modo traumatico.
Inoltre, essere disponibili all’esperienza sensibile delle persone vive, non vuol dire diventare uno spettro che se ne va in giro ad infestare luoghi, ma significa poter interagire in qualche modo con la realtà percepibile. Guarda il filmato e approfondisci. Alla fine Sadhguru lo dice chiaro: «se siedi qui e semplicemente chiudi gli occhi puoi chiaramente vedere che sei più di questo corpo, non è vero?»
Cosa accade quando moriamo?
Tantissime persone che hanno avuto esperienze premorte fanno racconti molto simili e in genere molto positivi. Essi descrivono luci bianche e sensazioni di grandissima beatitudine. Questo deve dare conforto e speranza e persuadere a non avere paura. Tuttavia si tratta delle primissime fasi di un processo che le varie tradizioni considerano graduale.
Io penso che il modo in cui viviamo, pensiamo, agiamo, il nostro stato di salute e il modo in cui moriamo abbia un effetto sul dopo morte. In qualche modo quello che siamo ce lo portiamo dietro. Di conseguenza l’esperienza è diversa per ognuno, così come lo è stata la vita.
Spetta a te caro lettore individuare analogie e differenze tra le varie ipotesi. Per quanto mi riguarda io cerco sempre le analogie.
Lo
sbattezzo è un gesto importante principalmente sul piano politico e
simbolico, poiché, lo abbiamo appena visto, ha davvero poche
implicazioni materiali ed economiche. Si tratta dunque in primis
di una rivendicazione di coerenza: se non si è più cattolici, perché
continuare formalmente ad esserlo, lasciando che il nostro nome rientri
ancora nei conteggi ufficiali della Chiesa Cattolica? Del resto, basta una raccomandata…
Ma
lo sbattezzo è anche, da un punto di vista per così dire esistenziale,
il coronamento formale di un percorso di vita diverso da persona a
persona, al contrario del battesimo che invece viene imposto a tutti
nello stesso identico modo, come se si trattasse di un atto dovuto, di
una formalità burocratica, di un passaggio obbligato. Lo sbattezzo, al
contrario, non è affatto un passaggio obbligato, per nessuno e in nessun luogo: è il singolo non credente a decidere se, quando e perché farlo.
2. Come rivendicazione di autonomia
Proprio
per quanto appena detto lo sbattezzo va inteso anche come una
rivendicazione di autonomia individuale. Autonomia nel senso pieno della
parola: l’articolo 1269 del Catechismo della Chiesa Cattolica afferma infatti che “il battezzato non appartiene più a se stesso”
ed è chiamato “ad essere «obbediente» e «sottomesso» ai capi della
Chiesa”. Lo sbattezzo è, in quest’ottica, un modo per ribadire la
propria autonomia nei confronti del paternalismo ecclesiastico – e si
ripensi qui en passant alla sentenza della Corte d’Appello di Firenze citata in apertura.
Ancora
più concretamente, lo sbattezzo è la riaffermazione di quella libertà
di autodeterminazione che i nostri genitori, nel bene e nel male, ci
hanno negato al momento del battesimo, senza chiederci se volevamo
davvero farlo — e del resto come avremmo potuto rispondere?
Da questo punto di vista è molto interessante la posizione degli anabattisti (in
greco, “coloro che ribattezzano”), i quali, considerando nullo il
battesimo dei neonati per gli stessi motivi appena citati, si battezzano
nuovamente da adulti — anche se per loro si tratta del primo vero
battesimo, l’unico davvero valido. Lo sbattezzo è, per quanto agli
antipodi, la stessa cosa, ovvero la cosciente riaffermazione della
propria capacità di scelta laddove i nostri genitori l’avevano fatto per
noi — essi stessi scegliendo sotto la pressione di nonni, zii, preti e
quant’altro.
3. Come gesto politico
Sancire
ufficialmente la propria non appartenenza all’istituzione denominata
«Chiesa Cattolica Apostolica Romana» è un atto politicamente rilevante
in un paese come il nostro, nel quale la Chiesa amministra un enorme
potere politico-economico che le permette, più o meno occultamente, di
dirottare l’agenda politica italiana ogni qualvolta si tenti di
legiferare su temi scomodi al Vaticano — testamento biologico,
fine-vita, aborto, diritti riproduttivi, unioni civili, etc.
Sbattezzarsi
significa, da questo punto di vista, mandare un segnale inequivocabile
alla Chiesa Cattolica e alla politica italiana, specialmente se il
numero degli sbattezzati è effettivamente alto. Si pensi a tal riguardo a
cosa accadde sempre in Germania nel 2013, quando, in segno di protesta,
circa 120mila cattolici si sbattezzarono in un anno, a seguito di una lunga serie di scandali che coinvolsero preti pedofili e spendaccioni.
4. Per affermare che un’alternativa esiste
In
Italia meno di un cattolico su quattro è praticante, eppure più del 90%
della popolazione è battezzata. La causa di questo sfasamento va
ricercata nella tendenza conformista di quegli italiani che battezzano i
propri figli non per convinzione, ma per mera tradizione — per far
contenti i familiari, o perché impauriti che i propri figli possano
“sentirsi esclusi” dalle attività di gruppo, a scuola, al catechismo,
etc.
Lo sbattezzo è invece un gesto anticonformista, coerente e
risoluto, che si pone in netto contrasto con l’asfissiante tradizione
cattolica, da molti considerata inscalfibile. È soltanto a partire da
“piccoli gesti anticonformisti” come questo che, nel lungo periodo, le
cose potranno cambiare. Ma l’importante è cominciare da qualche parte.
Lo sbattezzo può essere a tal riguardo un ottimo punto di partenza.
5. In nome di chi non può farlo
Ci
si può sbattezzare, infine, per esprimere solidarietà a tutte quelle
persone che nel mondo non possono fare altrettanto. Coloro che, per
intenderci, non possono lasciare la propria religione e dichiararsi
pubblicamente atei senza venir perseguitati nei modi più cruenti. Ancora
oggi, infatti, in 13 paesi l’apostasia è punita con la pena di morte,
mentre in più di 40 con la prigionia. Per quanto possa sembrare
idealistico, è forse questo il significato più nobile dello sbattezzo.
Sbattezzarsi oggi, in Italia e in ogni altro paese dove sia legalmente
consentito, significa rivendicare un diritto umano fondamentale, altrove calpestato: quello alla libertà di religione, che comprende il diritto a non averne alcuna.
Noi
cittadini italiani possiamo scegliere liberamente se, come, quando e
perché abbandonare una religione. Molte persone nel mondo non dispongono
di questa libertà elementare. Se siete ancora indecisi sul da farsi,
ponderate la vostra scelta tenendo a mente questa piccola massima: se
loro non possono, noi dobbiamo.
Un video diventato virale documenta l’inspiegabile comportamento di un gregge nella città di Baotou, in Mongolia, dove centinaia di ovini si muovono ininterrottamente in senso orario.
Nessuno riesce a capire cosa stia spingendo centinaia di ovini a rincorrersi in senso orario, a partire dalla proprietaria del gregge, che ai media locali ha spiegato che l’incomprensibile fenomeno è inizialmente partito da poche pecore, che hanno iniziato a rincorrersi seguendo una schema circolare nel recinto, per poi estendersi al resto del gregge. Le immagini, rilanciate dalla cinese People's Daily, mostrano un gregge apparentemente sano, nonostante il curioso comportamento si stia perpetuando dall’inizio di novembre.
"La religione è l'oppio dei popoli", è una delle affermazioni più spessoparafrasatedelfilosofoe critico dell'economia politicaKarl Marx. È stata tradotta dall'originaletedesco,Die Religion ist das Opium des Volkes, letteralmente,La religione è l'oppio del popolo.
La citazione, tratta dall'introduzione dePer la critica della filosofia del diritto di Hegel, nella sua versione integrale − e meno conosciuta − si presenta così: « Lareligioneè il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, così come è lo spirito di una condizione senza spirito. È l'oppio del popolo ».
Un ufficio permanente presso la Camera dei Rappresentanti e una task force del Ministero della Difesa. Sugli Ufo. Gli Stati Uniti cambiano passo dopo decenni di scetticismo. E poi il clamoroso annuncio della Nasa: un team di sedici scienziati studierà gli oggetti volanti non identificati. E tra loro c'è anche l’astrofisica italiana Federica Bianco. Un anno fa, in un sorprendente rapporto, il Pentagono ammetteva che, per almeno 144 casi esaminati, si potesse parlare di oggetti volanti non identificati. La scienza dispone di strumenti adatti a confermare o escludere che gli ufo esistono? E strumenti adatti a comunicare eventualmente con civiltà molto diverse dalla nostra e lontanissime dal pianeta Terra? A queste e altre domande prova a dare alcune risposte lo Speciale Tg1 “Figli delle stelle” di Elisabetta Mirarchi, in onda domenica 20 novembre alle 23.20 su Rai 1. Tra gli esperti intervistati, Michel Mayor, Premio Nobel per la fisica; Luis Elizondo, ex agente segreto del Pentagono; Roberto Pinotti, Presidente del Centro Ufologico Nazionale; Mauro Biglino, studioso di ebraico antico; Andrea Vicini, docente di Teologia morale e bioetica al Boston College; Monsignor Gabriele Gionti della Specola Vaticana; e lo scienziato Claudio Grimaldi del Politecnico di Losanna. Oltre a questo, testimonianze e video di un fenomeno destinato, chissà per quanto ancora, a far discutere.
Si
immaginino dei prigionieri che siano stati incatenati, fin dall'infanzia, nelle
profondità di una caverna. Non solo le membra, ma anche testa e collo sono
bloccati, in maniera che gli occhi dei malcapitati possano solo fissare il muro
dinanzi a loro.
Si pensi,
inoltre, che alle spalle dei prigionieri sia stato acceso un enorme fuoco e
che, tra il fuoco ed i prigionieri, corra una strada rialzata. Lungo questa
strada sia stato eretto un muretto lungo il quale alcuni uomini portano forme
di vari oggetti, animali, piante e persone. Le forme proietterebbero la propria
ombra sul muro e questo attrarrebbe l'attenzione dei prigionieri. Se qualcuno
degli uomini che trasportano queste forme parlasse, si formerebbe nella caverna
un'eco che spingerebbe i prigionieri a pensare che questa voce provenga dalle
ombre che vedono passare sul muro.
Mentre un
personaggio esterno avrebbe un'idea completa della situazione, i prigionieri,
non conoscendo cosa accada realmente alle proprie spalle e non avendo
esperienza del mondo esterno (incatenati fin dall'infanzia), sarebbero portati
ad interpretare le ombre "parlanti" come oggetti, animali, piante e
persone reali.
Si supponga
che un prigioniero venga liberato dalle catene e sia costretto a rimanere in piedi,
con la faccia rivolta verso l'uscita della caverna: in primo luogo, i suoi
occhi sarebbero abbagliati dalla luce del sole ed egli proverebbe dolore.
Inoltre, le forme portate dagli uomini lungo il muretto gli sembrerebbero meno
reali delle ombre alle quali è abituato; persino se gli fossero mostrati quegli
oggetti e gli fosse indicata la fonte di luce, il prigioniero rimarrebbe
comunque dubbioso e, soffrendo nel fissare il fuoco, preferirebbe volgersi
verso le ombre.
Allo stesso
modo, se il malcapitato fosse costretto ad uscire dalla caverna e venisse
esposto alla diretta luce del sole, rimarrebbe accecato e non riuscirebbe a
vedere alcunché. Il prigioniero si troverebbe sicuramente a disagio e
s'irriterebbe per essere stato trascinato a viva forza in quel luogo.
Volendo
abituarsi alla nuova situazione, il prigioniero riuscirebbe inizialmente a
distinguere soltanto le ombre delle persone e le loro immagini riflesse
nell'acqua; solo con il passare del tempo potrebbe sostenere la luce e guardare
gli oggetti stessi. Successivamente, egli potrebbe, di notte, volgere lo
sguardo al cielo, ammirando i corpi celesti con maggior facilità che di giorno.
Infine, il prigioniero liberato sarebbe capace di vedere il sole stesso, invece
che il suo riflesso nell'acqua, e capirebbe che:
Resosi conto
della situazione, egli vorrebbe senza dubbio tornare nella caverna e liberare i
suoi compagni, essendo felice del cambiamento e provando per loro un senso di
pietà: il problema, però, sarebbe proprio quello di convincere gli altri
prigionieri ad essere liberati. Infatti, dovendo riabituare gli occhi
all'ombra, dovrebbe passare del tempo prima che il prigioniero liberato possa
vedere distintamente anche nel fondo della caverna; durante questo periodo,
molto probabilmente egli sarebbe oggetto di riso da parte dei prigionieri, in
quanto sarebbe tornato dall'ascesa con "gli occhi rovinati".
Inoltre, questa sua temporanea inabilità influirebbe negativamente sulla sua
opera di convincimento e, anzi, potrebbe spingere gli altri prigionieri ad
ucciderlo, se tentasse di liberarli e portarli verso la luce, in quanto, a loro
dire, non varrebbe la pena di subire il dolore dell'accecamento e la fatica
della salita per andare ad ammirare le cose da lui descritte.
La simbologia filosofica di questo mito è ricchissima:
* La caverna oscura simboleggia il nostro mondo;
* Gli schiavi incatenati - gli uomini;
* Le catene – l’ignoranza e le passioni che ci inchiodano a questa vita;
* Le ombre delle statuette – le cose del mondo sensibile corrispondenti al grado della credenza;
* Il fuoco – il principio fisico con cui i primi filosofi spiegarono le cose;
* La liberazione dello schiavo – l’azione della conoscenza e della filosofia;
* Il mondo fuori della caverna – le idee;
* Le immagini delle cose riflesse nell’acqua – le idee matematiche che preparano alla filosofia;
* Il sole – l’idea del Bene che tutto rende possibile e conoscibile;
* La contemplazione delle cose e del sole – la filosofia ai suoi massimi livelli;
* Lo schiavo che vorrebbe starsene sempre là – la tentazione del filosofo di chiudersi in una torre d’avorio;
* Lo schiavo che ritorna nella caverna – il dovere del filosofo di far partecipi gli altri delle proprie conoscenze;
* L’ex schiavo che non riesce più a vedere le ombre – il filosofo
che per essersi troppo concentrato sulle idee si è disabituato alle
cose;
* Lo schiavo deriso – la sorte dell’uomo di pensiero di venir
scambiato per pazzo da coloro che sono attaccati ai pregiudizi e ai modi
di vita volgari;
* I grandi onori attribuiti a coloro che sanno vedere le ombre – il premio offerto dalla società ai falsi sapienti;
* L’uccisione del filosofo – la sorte toccata a Socrate.
La luce del fuoco quindi rappresenta la condizione di conoscenza della
verità parziale in quanto ci permette di vedere le ombre delle Idee
(ossia le ombre della realtà vera); la luce del sole invece simboleggia
l’idea del Bene che tutto rende possibile e conoscibile, permettendo
così all’uomo “liberato” di ammirare lo spettacolo scintillante delle
cose reali.
La parte iniziale del mito riprende, infatti, la teoria della linea, già
esposta da Platone nei libri precedenti al settimo: il mito della
caverna diventa quindi la descrizione della faticosa salita dell'uomo
verso la vera conoscenza.
Si
parla di una società in cui i cittadini prigionieri sono costretti fin
dalla nascita a credere che le ombre che vedono siano reali,ignorando
l'esistenza della luce verità tale visione terrorizzerebbe gli individui
non pronti alla rivelazione.
Platone dopo essersi liberato dalle catene che lo imprigionavano all'illusione agisce x liberare gli altri prigionieri
il codizionamento mentale è attuato fin dall'infanzia,i bambini sono flessibili,rispetto agli adulti.
L’invio di una falsa email è una delle tecniche più diffuse tra i criminali informatici per entrare in possesso delle tue informazioni riservate.
Non è sempre facile individuare le email fraudolente; molto spesso i malintenzionati si spacciano per banche e istituzioni di cui ci fidiamo e generano email che hanno la stessa struttura di quelle ufficiali.
Esistono però dei segnali da monitorare, eccone alcuni:
Le false email richiedono sempre un’azione, come cliccare su un link in cui inserire i dati bancari e personali.
Gli indirizzi email spesso sono molto simili a quelli ufficiali, ma possono contenere piccoli errori di battitura o appartenere a un dominio diverso dai classici “.it” o “.com”.
È frequente che l’oggetto della email sia generico o poco chiaro.
Puoi trovare errori di grammatica e di battitura.
È sempre presente un'esca allettante come vincite o avvisi di urgenza, come la scadenza delle password oppure accessi sospetti.
Guarda un altro esempio di una falsa email: Phishing.