W LA LIBERTA' DI PENSIERO DI UN OPERAIO METALMECCANICO !!!
Quando ho fame, mangio. Quando ho sete, bevo. Quando sento di dover dire qualcosa, la dico...
Partendo dal principio che chi sbaglia deve pagare...non penso sia giusto applicare un tasso del 150% ad una multa per divieto di sosta.
Effettivamente se pagassi la multa entro 5 giorni, potrei pagare un importo di 73,36 euro.
Se dovessi pagare la multa dal 6° giorno al 60° giorno....dovrei pagare invece 98,86 euro.
Dopo questo periodo l'importo diventa di 182,86 euro...con un tasso del 150 % !!!
Vorrei ricordare allo Stato Italiano, che in questo periodo, ci sono persone che non riescono ad arrivare a fine mese !!!
Se un tasso di interesse applicato in una determinata operazione supera le soglie stabilite dalla legge L.108/96 e D.L.70/201, si configura il reato di usura.
Cos'è l'usura?
L'usura è il reato che commette chi, sfruttando il bisogno di denaro di un altro individuo, concede un prestito chiedendone la restituzione a un tasso d'interesse superiore al cosiddetto "tasso soglia" consentito dalla legge. Alla base di un rapporto usurario c'è dunque, da una parte, una necessità stringente di denaro e, dall'altra, un'offerta che può apparire come una facile e rapida soluzione per chi si trova in difficoltà. L'usuraio, che spesso viene considerato da chi ha ormai tutte le porte chiuse, un “amico” che offre aiuto e fiducia, ben presto rivela la sua precisa e cosciente volontà perversa e pervertitrice: nel disegno da lui premeditato l'“aiuto” diviene una sabbia mobile finanziaria ed economica in cui si entra con la fiducia di chi si libera da grossi disagi ma in cui si resta invece irretiti, perché sempre più coinvolti e travolti. L'usura generalmente non uccide, ma condanna a lunghe agonie, coinvolgendo sia la vittima, in un sistematico e diversificato “peccare”, sia i familiari, quando ne vengono a conoscenza e tentano soccorsi “impossibili” con compromessi di carattere morale e finanziario. Le implicazioni partono da quelle interpersonali e si ampliano in relazioni tra organizzazione malavitosa e persona, costretta alla fine, non solo a sostenere i gruppi criminali, dotandoli di “onnipotenza finanziaria”, ma anche ad aggregarsi alla malavita, come manovalanza o con altre collaborazioni compromettenti.
Il TTIP è un trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico che
ha l’intento dichiarato di modificare regolamentazioni e standard (le
cosiddette “barriere non tariffarie”) e di abbattere dazi e dogane tra
Europa e Stati Uniti rendendo il commercio più fluido e penetrante tra
le due sponde dell’oceano.
Motivazioni e critiche. (fonte wikipedia)
Joseph Stiglitz sostiene che l'accordo comporterà una riduzione delle garanzie e una mancanza di tutela dei diritti dei consumatori.
I proponenti sostengono che l'accordo sarà causa di crescita economica per i paesi partecipanti, mentre i critici sostengono che questo aumenterà il potere delle multinazionali e renderà più difficile ai governi il controllo dei mercati per massimizzare il benessere collettivo. Uno studio della Tufts University del Massachusetts mette addirittura in discussione gli impatti positivi del trattato, evidenziando l'effetto di disarticolazione del mercato interno europeo, di depressione della domanda interna e della conseguente diminuzione del PIL europeo. Il governo statunitense considera il TTIP come un accordo che accompagna un altro trattato proposto, conosciuto come Trans-Pacific Partnership. Dopo la divulgazione di una bozza della proposta nel marzo 2014, la Commissione europea ha lanciato un giro di pubbliche consultazioni on line, aperte a tutti i cittadini della Comunità europea, su alcuni temi rilevanti del trattato, inclusa la contestata clausola ISDS (Investor-state dispute settlement) con pubblicazione, nel gennaio 2015, di relazioni sulle consultazioni e una panoramica generale.
Tra le critiche più importanti sono quelle che riguardano il mondo del farmaco e dell'alimentare, essendo essi già da tempo oggetto di ampi e diffusi fenomeni di disease mongering, che potrebbero aumentare con la deregolamentazione che il TTIP produrrà.
La bozza del trattato contiene limitazioni sulle leggi che i governi partecipanti potrebbero adottare per regolamentare diversi settori economici, in particolare banche, assicurazioni, telecomunicazioni e servizi postali.
Secondo la stessa Commissione Europea tra i contenuti del trattato di partnership commerciale ci sarà l'introduzione di un arbitrato internazionale (denominato ISDS-Investor-state dispute settlement) che permetterà alle imprese di intentare cause per «perdita di profitto» contro i governi dei paesi europei, qualora questi portassero avanti legislazioni che potenzialmente possano mettere in discussione le aspettative di profitto delle stesse imprese (come è capitato con il caso Vattenfal - Governo tedesco sulla chiusura delle centrali nucleari o il caso "Veolia contro Governo egiziano" sull'aumento del salario minimo dei lavoratori, quindi a favore dei diritti sociali).
Qualsiasi soggetto economico privato, se danneggiato nei suoi investimenti, avrebbe diritto a compensazioni a valore di mercato, aumentate di interesse composto. Sarà ammessa la libera circolazione dei lavoratori in tutte le nazioni firmatarie, ed è stato proposta l'ammissibilità, per i soggetti economici privati, di muovere azioni legali contro i governi in presenza di violazione dei diritti attuali
Una critica metodologica al negoziato è la supposta mancanza di trasparenza: i vari stadi di avanzamento dell'accordo non sono resi pubblici e sono difficilmente accessibili agli stessi europarlamentari che dovranno approvarlo.
Inoltre, diversi economisti utilizzando diversi modelli econometrici
ritengono il TTIP possa portare ad un calo dei salari nonché ad un
aumento della disoccupazione e della disgregazione sociale in Europa;
una lettura contraria a quella presentata dalla Commissione europea,
secondo la quale TTIP potrebbe portare ad un calo della disoccupazione e
ad un aumento degli investimenti.
1. Siamo anzitutto preoccupati per il fatto che il testo della riforma – ascritto ad una iniziativa del Governo – si presenti ora come risultato raggiunto da una maggioranza (peraltro variabile e ondeggiante) prevalsa nel voto parlamentare (“abbiamo i numeri”) anziché come frutto di un consenso maturato fra le forze politiche; e che ora addirittura la sua approvazione referendaria sia presentata agli elettori come decisione determinante ai fini della permanenza o meno in carica di un Governo. La Costituzione, e così la sua riforma, sono e debbono essere patrimonio comune il più possibile condiviso, non espressione di un indirizzo di governo e risultato del prevalere contingente di alcune forze politiche su altre. La Costituzione non è una legge qualsiasi, che persegue obiettivi politici contingenti, legittimamente voluti dalla maggioranza del momento, ma esprime le basi comuni della convivenza civile e politica. E’ indubbiamente un prodotto “politico”, ma non della politica contingente, basata sullo scontro senza quartiere fra maggioranza e opposizioni del momento. Ecco perché anche il modo in cui si giunge ad una riforma investe la stessa “credibilità” della Carta costituzionale e quindi la sua efficacia. Già nel 2001 la riforma del titolo V, approvata in Parlamento con una ristretta maggioranza, e pur avallata dal successivo referendum, è stato un errore da molte parti riconosciuto, e si è dimostrata più fonte di conflitti che di reale miglioramento delle istituzioni.
2. Nel merito, riteniamo che l’obiettivo, pur largamente condiviso e condivisibile, di un superamento del cosiddetto bicameralismo perfetto (al quale peraltro sarebbe improprio addebitare la causa principale delle disfunzioni osservate nel nostro sistema istituzionale), e dell’attribuzione alla sola Camera dei deputati del compito di dare o revocare la fiducia al Governo, sia stato perseguito in modo incoerente e 2 sbagliato. Invece di dare vita ad una seconda Camera che sia reale espressione delle istituzioni regionali, dotata dei poteri necessari per realizzare un vero dialogo e confronto fra rappresentanza nazionale e rappresentanze regionali sui temi che le coinvolgono, si è configurato un Senato estremamente indebolito, privo delle funzioni essenziali per realizzare un vero regionalismo cooperativo: esso non avrebbe infatti poteri effettivi nell’approvazione di molte delle leggi più rilevanti per l’assetto regionalistico, né funzioni che ne facciano un valido strumento di concertazione fra Stato e Regioni. In esso non si esprimerebbero le Regioni in quanto tali, ma rappresentanze locali inevitabilmente articolate in base ad appartenenze politico-partitiche (alcuni consiglieri regionali eletti – con modalità rinviate peraltro in parte alla legge ordinaria – anche come senatori, che sommerebbero i due ruoli, e in Senato voterebbero ciascuno secondo scelte individuali). Ciò peraltro senza nemmeno riequilibrare dal punto di vista numerico le componenti del Parlamento in seduta comune, che è chiamato ad eleggere organi di garanzia come il Presidente della Repubblica e una parte dell’organo di governo della magistratura: così che queste delicate scelte rischierebbero di ricadere anch’esse nella sfera di influenza dominante del Governo attraverso il controllo della propria maggioranza, specie se il sistema di elezione della Camera fosse improntato (come lo è secondo la legge da poco approvata) a un forte effetto maggioritario.
3. Ulteriore effetto secondario negativo di questa riforma del bicameralismo appare la configurazione di una pluralità di procedimenti legislativi differenziati a seconda delle diverse modalità di intervento del nuovo Senato (leggi bicamerali, leggi monocamerali ma con possibilità di emendamenti da parte del Senato, differenziate a seconda che tali emendamenti possano essere respinti dalla Camera a maggioranza semplice o a maggioranza assoluta), con rischi di incertezze e conflitti.
4. L’assetto regionale della Repubblica uscirebbe da questa riforma fortemente indebolito attraverso un riparto di competenze che alle Regioni toglierebbe quasi ogni spazio di competenza legislativa, facendone organismi privi di reale autonomia, e senza garantire adeguatamente i loro poteri e le loro responsabilità anche sul piano finanziario e fiscale (mentre si lascia intatto l’ordinamento delle sole Regioni speciali). Il dichiarato intento di ridurre il contenzioso fra Stato e Regioni viene contraddetto perché non si è preso atto che le radici del contenzioso medesimo non si trovano nei criteri di ripartizione delle competenze per materia – che non possono mai essere separate con un taglio netto – ma piuttosto nella mancanza di una coerente legislazione statale di attuazione: senza dire che il progetto da un lato pretende di eliminare le competenze concorrenti, dall’altro definisce in molte materie una competenza “esclusiva” dello Stato riferita però, 3 ambiguamente, alle sole “disposizioni generali e comuni”. Si è rinunciato a costruire strumenti efficienti di cooperazione fra centro e periferia. Invece di limitarsi a correggere alcuni specifici errori della riforma del 2001, promuovendone una migliore attuazione, il nuovo progetto tende sostanzialmente, a soli quindici anni di distanza, a rovesciarne l’impostazione, assumendo obiettivi non solo diversi ma opposti a quelli allora perseguiti di rafforzamento del sistema delle autonomie. Gli altri punti del documento critico proposto dai 56 costituzionlisti capeggiati da Valerio Onida.
5. Il progetto è mosso anche dal dichiarato intento (espresso addirittura nel titolo della legge) di contenere i costi di funzionamento delle istituzioni. Ma il buon funzionamento delle istituzioni non è prima di tutto un problema di costi legati al numero di persone investite di cariche pubbliche (costi sui quali invece è giusto intervenire, come solo in parte si è fatto finora, attraverso la legislazione ordinaria), bensì di equilibrio fra organi diversi, e di potenziamento, non di indebolimento, delle rappresentanze elettive. Limitare il numero di senatori a meno di un sesto di quello dei deputati; sopprimere tutte le Province, anche nelle Regioni più grandi, e costruire le Città metropolitane come enti eletti in secondo grado, anziché rivedere e razionalizzare le dimensioni territoriali di tutti gli enti in cui si articola la Repubblica; non prevedere i modi in cui garantire sedi di necessario confronto fra istituzioni politiche e rappresentanze sociali dopo la soppressione del CNEL: questi non sono modi adeguati per garantire la ricchezza e la vitalità del tessuto democratico del paese, e sembrano invece un modo per strizzare l’occhio alle posizioni tese a sfiduciare le forme della politica intesa come luogo di partecipazione dei cittadini all’esercizio dei poteri.
6. Sarebbe ingiusto disconoscere che nel progetto vi siano anche previsioni normative che meritano di essere guardate con favore: tali la restrizione del potere del Governo di adottare decreti legge, e la contestuale previsione di tempi certi per il voto della Camera sui progetti del Governo che ne caratterizzano l’indirizzo politico; la previsione (che peraltro in alcuni di noi suscita perplessità) della possibilità di sottoporre in via preventiva alla Corte costituzionale le leggi elettorali, così che non si rischi di andare a votare (come è successo nel 2008 e nel 2013) sulla base di una legge incostituzionale; la promessa di una nuova legge costituzionale (rinviata peraltro ad un indeterminato futuro) che preveda referendum propositivi e di indirizzo e altre forme di consultazione popolare.
7. Tuttavia questi aspetti positivi non sono tali da compensare gli aspetti critici di cui si è detto. Inoltre, se il referendum fosse indetto – come oggi si prevede – su un unico quesito, di approvazione o no dell’intera riforma, l’elettore sarebbe costretto ad un voto unico, su un testo non omogeneo, facendo prevalere, in un senso o nell’altro, ragioni 4 “politiche” estranee al merito della legge. Diversamente avverrebbe se si desse la possibilità di votare separatamente sui singoli grandi temi in esso affrontati (così come se si fosse scomposta la riforma in più progetti, approvati dal Parlamento separatamente).
Francesco Amirante magistrato, Vittorio Angiolini Università di Milano Statale, Luca Antonini Università di Padova, Antonio Baldassarre Università Luiss di Roma, Sergio Bartole Università di Trieste, Ernesto Bettinelli Università di Pavia, Franco Bile magistrato, Paolo Caretti Università di Firenze, Lorenza Carlassare Università di Padova, Francesco Paolo Casavola Università di Napoli Federico Ii, Enzo Cheli Università di Firenze, Riccardo Chieppa magistrato, Cecilia Corsi Università di Firenze, Antonio D’andrea Università di Brescia, Ugo De Siervo Università di Firenze, Mario Dogliani Università di Torino, Gianmaria Flick Università Luiss di Roma, Franco Gallo Università Luiss di Roma, Silvio Gambino Università Della Calabria, Mario Gorlani Università di Brescia, Stefano Grassi Università di Firenze, Enrico Grosso Università di Torino, Riccardo Guastini Università di Genova, Giovanni Guiglia Università di Verona, Fulco Lanchester Università di Roma La Sapienza, Sergio Lariccia Università di Roma La Sapienza, Donatella Loprieno Università della Calabria, Joerg Luther Università Piemonte Orientale, Paolo Maddalena magistrato, Maurizio Malo Università di Padova, Andrea Manzella Università Luiss di Roma, Anna Marzanati Università di Milano Bicocca, Luigi Mazzella Avvocato dello Stato, Alessandro Mazzitelli Università Della Calabria, Stefano Merlini Università di Firenze, Costantino Murgia Università di Cagliari, Guido Neppi Modona Università di Torino, Walter Nocito Università Della Calabria, Valerio Onida Università di Milano Statale, Saulle Panizza Università di Pisa, Maurizio Pedrazza Gorlero Università di Verona, Barbara Pezzini Università di Bergamo, Alfonso Quaranta magistrato, Saverio Regasto Università di Brescia, Giancarlo Rolla Università di Genova, Roberto Romboli Università di Pisa, Claudio Rossano Università di Roma La Sapienza, Fernando Santosuosso magistrato.
Samuel Boscarello, studente di Scienze politiche, ha preso la parola dopo l’intervento del ministro, discutendo ‘non del merito ma del ‘metodo’ che è stato seguito per arrivare alla riforma.
Lo studente premette che “non si tratta di una legge qualsiasi, ma della Costituzione” e ci si è arrivati “a colpi di maggioranza” e che all’ultima votazione “le minoranze non hanno nemmeno partecipato”.
Secondo lo studente “l’atteggiamo divisivo è stato adottato dal governo stesso” e poi chiede:
“Questa Riforma è così vicina alla volontà che ispirò i padri costituenti? Se De Gasperi avesse ragionato allo stesso modo degli autori di questa riforma sarebbe stata lo stesso capolavoro di democrazia che è oggi ?”.
« I sogni in cui sto morendo sono i migliori che abbia mai fatto »
fonte wikipedia :
Mad World è una canzone del gruppo inglese Tears for Fears, scritta da Roland Orzabal e cantata dal bassista Curt Smith.
È stata pubblicata come terzo singolo estratto dall'album di debutto del gruppo The Hurting,
ed è stato il primo singolo ad ottenere popolarità, raggiungendo la
terza posizione della UK Singles Chart nel novembre 1982, ed entrando
nelle classifiche di diversi paesi nel mondo. Nel 2001 Gary Jules e
Michael Andrews hanno realizzato una cover dell'album per la colonna
sonora del film Donnie Darko Una cover del brano è presente anche nell'album Heart di Elisa, uscito in Italia il 13 novembre 2009.
All around me are familiar faces – Tutto intorno a me ci sono volti familiari Worn out places, worn out faces – Luoghi logori, i volti usurati Bright and early for the daily races – Di buon’ora per le corse di ogni giorno Going nowhere, going nowhere – Per andare da nessuna parte, per andare da nessuna parte
Their tears are filling up their glasses – Le loro lacrime stanno riempiendo i loro bicchieri No expression, no expression – Nessuna espressione, nessuna espressione Hide my head I wanna drown my sorrow – Nascondo la testa voglio annegare il mio dolore No tomorrow, no tomorrow – Nessun domani, nessun domani
And I find it kind of funny – E trovo un po’ buffo I find it kind of sad – Lo trovo un po’ triste The dreams in which I’m dying are the best I’ve ever had – I sogni nei quali sto morendo sono i migliori che abbia mai avuto I find it hard to tell you, – Trovo difficile dirtelo, I find it hard to take – Trovo difficile accettarlo When people run in circles its a very, very – Quando le persone corrono in cerchio è davvero, davvero Mad world, mad world – Un mondo pazzo, un pazzo mondo
Children waiting for the day they feel good – Bambini che aspettano il giorno in cui si sentiranno bene Happy birthday, happy birthday – Buon compleanno, buon compleanno And I feel the way that every child should – E io sento il modo in cui ogni bambino dovrebbe Sit and listen, sit and listen – Sedersi e ascoltare, sedersi e ascoltare
Went to school and I was very nervous – Andavo a scuola ed ero molto nervoso No one knew me, no one knew me – Nessuno mi conosceva, nessuno mi conosceva Hello teacher tell me, what’s my lesson? – Salve insegnante mi dica, qual è la mia lezione? Look right through me, look right through me – Guardate dritto attraverso di me, guardate dritto attraverso di me
And I find it kind of funny – E trovo un po’ buffo I find it kind of sad – Lo trovo un po’ triste The dreams in which I’m dying are the best I’ve ever had – I sogni nei quali sto morendo sono i migliori che abbia mai avuto I find it hard to tell you, – Trovo difficile dirtelo, I find it hard to take – Trovo difficile accettarlo When people run in circles its a very, very – Quando le persone corrono in cerchio è davvero, davvero Mad world, mad world – Un mondo pazzo, un pazzo mondo Mad world – pazzo mondo
"Buonasera, sono Alessio Grancagnolo e sono uno studente di Giurisprudenza.
In premessa vorrei dire che negli ultimi giorni molte amiche e molti
amici mi hanno caldamente suggerito di rivedere il mio intervento,
ritenuto troppo critico, chiedendomi di ammorbidirne i contenuti.
Tuttavia, credo che questo Paese abbia bisogno di piccoli atti di
coraggio, a partire dal quotidiano, così ho deciso di non ascoltare
consigli che erano certamente dati in buona fede, e il mio intervento
sarà esattamente come era stato ideato. Modificarlo avrebbe
rappresentato una mancanza di rispetto nei confronti di me stesso e di
questo Ateneo, che è luogo di dibattito e critica, fondato sulla libertà
di espressione e sulla libera dialettica che auspicabilmente dovrebbe
animare per primi proprio i luoghi della cultura e della formazione.
Spero, a conclusione del mio intervento, di non essere additato come un
vecchio “parruccone”, anche in considerazione della mia età, per
riprendere l’espressione che è stata utilizzata negli scorsi mesi per
etichettare alcuni critici della vostra riforma da parte di esponenti
della maggioranza di Governo. Le critiche che muovo alla riforma
costituzionale sono di due ordini: di metodo e di merito.
Sul metodo; prescindendo dalle continue forzature dei Regolamenti
parlamentari operate in questa legislatura sulla quasi totalità dei
provvedimenti (continue questioni di fiducia, canguri, ghigliottine,
sostituzione dei membri della minoranza PD in Commissione, discussione
della stessa riforma costituzionale anche in seduta notturna,
Costituzione approvata a colpi di maggioranza, velati ricatti al
Parlamento di andare a elezioni anticipate in caso di mancata
approvazione dei provvedimenti), c’è un elemento che spesso sfugge a
molti, e che sta a monte, rappresentando un po’ la madre di tutte le
forzature: la sent. n. 1/2014 della Consulta. Il Parlamento della XVII
legislatura della Repubblica italiana è stato eletto con una legge
elettorale (il celebre Porcellum) che la Corte costituzionale ha
giudicato parzialmente illegittima (per l’abnorme premio di maggioranza
svincolato da una soglia minima di voti e per l’assenza del voto di
preferenza). La Corte non mette in dubbio la legittimità giuridica delle
Camere (sebbene qualche costituzionalista obietti che le attuali Camere
non possano spingersi fino a una revisione costituzionale). Ma il vero
problema è un altro: che legittimità politica ha un Parlamento eletto
con una legge incostituzionale? E soprattutto: che legittimità politica
ha questo Parlamento di nominati nell’attuare la più grande riforma
della Costituzione della storia di questo Paese, che con la modifica di
51 articoli della Carta va ben oltre l’ordinaria amministrazione? La
vostra riforma è stata approvata con una maggioranza parlamentare
artificialmente costruita, drogata da un premio di maggioranza
dichiarato incostituzionale, che ha originato un vulnus di
rappresentanza politica.
Sempre sul metodo, un fatto che mi ha lasciato stupito è l’iniziativa
governativa nel DDL che porta il suo nome. Non è questione di mera
forma, ministra, è questione di sostanza. In Assemblea Costituente Piero
Calamandrei ebbe a dire: “Durante la discussione in aula sulla
Costituzione, siano vuoti i banchi del Governo”. Il potere esecutivo non
dovrebbe avere nessun potere in merito alla revisione costituzionale,
materia da sempre considerata di stretta competenza delle Camera, sono
inopportune (sebbene giuridicamente legittime) le ingerenze del Governo
in tale ambito. La Costituzione non è a disposizione del Governo e della
maggioranza di turno. È un patto che si pone a un livello superiore,
che fonda la nostra comunità politica, che dovrebbe essere sottratto
alle contingenze del momento. Invece il suo Governo ha assunto un ruolo
di primo piano in questa riforma presentata alle Camere, e mi perdoni
ministra, con un’arroganza inedita nella storia repubblicana.
Passo al merito.
Il combinato disposto tra la legge elettorale nota come “Italicum” e
il progetto di revisione costituzionale produce un mutamento surrettizio
della nostra forma di governo e persino della forma di Stato. Il nostro
ordinamento passerà da una democrazia parlamentare (spesso svuotata di
contenuto nella prassi governista degli ultimi decenni) a una democrazia
d’investitura (un premierato assoluto secondo la definizione datane da
alcuni giuristi). Si tratta di una legge che secondo alcuni rievoca
momenti bui della storia del nostro Paese, con inquietanti analogie con
la legge Acerbo di epoca fascista. Come se non bastasse, l’Italicum
secondo molti non risolve le criticità costituzionali sollevate dalla
sent. n. 1/2014: di fatto se nessuna forza politica raggiunge al primo
turno il 40% dei voti, al turno di ballottaggio la lista vincente
otterrà il premio di maggioranza, senza riguardo dei voti ottenuti alla
prima tornata, senza alcuna soglia minima. Peraltro il ballottaggio per
l’elezione di un organo rappresentativo costituisce un unicum giuridico
nel panorama internazionale, dove il ballottaggio si adotta
esclusivamente per gli organi monocratici. In nome della stabilità del
governo, si sacrifica la rappresentatività. Il Governo diventa il vero
dominus del processo legislativo. Il progetto di riforma
costituzionalizza la prassi seguita nella Seconda Repubblica dai
Governi, una prassi che si impone anche in altri Paesi: supremazia degli
esecutivi sui parlamenti, in sfregio alla natura della democrazia
rappresentativa e alla stessa forma di governo, che solo formalmente
resterà quella di una repubblica parlamentare. Si costruirà invece una
democrazia immediata, fondata sul carisma del leader, in un rapporto
diretto tra questi e il popolo: con una siffatta Costituzione sarebbero
favoriti regimi personalisti e potenziali derive plebiscitarie. Il
Governo, con la legge elettorale, potrà comodamente ottenere maggioranze
utili anche per l’elezione degli organi di garanzia, con conseguenze
che potrebbero essere devastanti per il nostro ordinamento
costituzionale. Trovo assai curioso il fatto che lei vada alla Camera e
dichiari che chi ravvede in questa riforma una possibile futura svolta
autoritaria abbia le allucinazioni. Evidentemente in questo Paese siamo
in molti ad avere le visioni, e mi consolo pensando che sono in buona
compagna, con alcuni dei massimi giuristi italiani.
Nel caso in cui passi la riforma, il futuro Senato sarà composto da
consiglieri regionali e sindaci eletti con un’elezione di seconda
livello, prefigurando una Camera non elettiva, costituita da
amministratori locali che acquisteranno tutte le prerogative
parlamentari (tra le altre, l’autorizzazione della Camera di
appartenenza in caso di arresto o intercettazioni). Il livello locale
rappresenta, come anche i recenti episodi di cronaca giudiziaria
dimostrano, la dimensione più esposta al malaffare e alla corruzione.
Peccato poi che la legge sia scritta abbastanza male, e a causa di
una espressione ambigua nel testo non si capisce che ruolo debbano avere
gli elettori nell’elezione dei futuri senatori. Il Consiglio regionale
si limiterà a ratificare la scelta compiuta dagli elettori al momento
del voto o assisteremo alla lottizzazione delle cariche all’interno dei
consigli regionali? Non sarebbe stato meglio abrogare totalmente il
Senato, compensandone l’eliminazione con appositi contrappesi, piuttosto
che mantenere questo mostro giuridico in vita? L’iter legis con questa
riforma diventerebbe molto più complesso rispetto ad oggi. Basta
confrontare l’attuale art. 70 della Costituzione, che disciplina il
procedimento legislativo, e quello previsto dalla riforma. Ci saranno,
in base alla materia trattata, leggi approvate da entrambe le Camere e
leggi approvate dalla sola Camera con la possibilità per il Senato di
proporre modifiche su cui la Camera si esprimerà in via definitiva. Ne
viene fuori un sistema confuso e pasticciato, con ben 9 procedimenti
legislativi e un elevato rischio di contenzioso tra le Camere davanti la
Corte costituzionale, che avrà presumibilmente l’effetto di rallentare
il procedimento legislativo. Riporto un dato oggettivo: il testo vigente
dell’art. 70 consta di 9 parole. Il testo dell’art. 70 come riformato
dal suo governo conta ben 438 parole! Altro che semplificazione!
L’art. 138 della Costituzione che disciplina il procedimento di
revisione costituzionale è stato immaginato dal Costituente, come
sottolineato da autorevole dottrina, per interventi puntuali, per
operazioni di manutenzione costituzionale, non per la modifica di intere
parti della Costituzione (come è già stato fatto in passato, a onor del
vero). Il referendum costituzionale in tal modo si trasforma in una
sorta di pacchetto: prendere o lasciare il progetto di revisione
costituzionale, in blocco, limitando la libertà di scelta dell’elettore.
A me sembra che questa riforma provochi una modifica netta di quella
“forma repubblicana” che l’art. 139 della Carta individua come limite
assoluto alla revisione costituzione, con effetti al limite
dell’eversivo (anche il potere di revisione della Costituzione è un
potere costituito, e non costituente). Voi continuate a ripetere che la
prima parte della Costituzione non viene modificata. Formalmente è vero,
ma sarebbe sciocco pensare che una modifica della seconda parte della
Costituzione (quella sull’edificio istituzionale dello Stato) non incida
inevitabilmente anche sulla parte dei principi. La Costituzione è un
corpo vivo e unitario, e le sue parti vivono in un rapporto osmotico,
immaginare una Costituzione a compartimenti stagni è fuorviante e
pericoloso. La Costituzione vive di delicati equilibri, di pesi e
contrappesi: modificarla senza un progetto lungimirante, ma in forme
dettate dall’esigenza di una (in realtà solo immaginaria) rottamazione
dell’esistente (magari utilizzando specchietti per le allodole come il
taglio dei costi della politica) è assai rischioso. Questa riforma
sembra scritta, sulla base degli accordi politici del momento. Questa è
una copia anastatica della Costituzione, scritta da personaggi di
elevata caratura culturale e morale, che mi consenta ministra, non è
neanche lontanamente paragonabile a quella di alcuni esponenti di questa
maggioranza. Addossare alla Costituzione tutti i problemi di questo
Paese è pura demagogia costituzionale, un’operazione intellettualmente
disonesta indice di una classe politica inadeguata ad affrontare le
sfide del presente, e bisognosa di trovare un capro espiatorio da
accusare come responsabile di ogni male.
E poi, a ottobre, c’è il referendum costituzionale oppositivo (e non
confermativo come si continua ad affermare ultimamente). La campagna
referendaria è cominciata, come dimostra anche il suo tour
propagandistico negli atenei italiani. Il Governo vuole trasformare
questa importante consultazione in un plebiscito sul Premier. Credo che
questa sia la massima espressione dell’idea di democrazia che questo
governo ha dimostrato in questi due anni di mandato. Si tratta, nei
fatti, di un voto di fiducia dinnanzi al popolo sulla riforma, che
ostacola un autentico dibattito sul merito, puntando invece a
personalizzarlo. Come se stessimo parlando di una riforma qualsiasi, e
non di una riforma costituzionale che potrebbe riguardare l’assetto
istituzionale del nostro Paese per i prossimi decenni. Ormai siamo al
populismo costituzionale. Qualche giorno fa lei, con una imbarazzante
dichiarazione, ha assimilato chi voterà NO al referendum a Casapound. Mi
sembra un indice del nervosismo, o forse della carenza di argomenti di
questo Governo. In ogni caso è un’offesa all’intelligenza dei cittadini e
un’affermazione piuttosto becera. Le ricordo che con il fronte del NO
si è schierata anche l’ANPI, che rappresenta un pezzo importantissimo
dell’antifascismo di questo Paese.
Voi continuate a dire che chi si oppone al vostro progetto è un
conservatore. Personalmente mi sento offeso da questa definizione. Io
credo che dobbiamo interrogarci sul percorso che stiamo imboccando. Se
il cambiamento è un regresso, lottare per arrestarlo non equivale a
essere conservatori. Io non credo che la Costituzione sia intoccabile e
che non debba essere modificata, anzi: alcune modifiche (anche radicali)
devono essere fatte, ma penso che debbano andare in una direzione
diversa rispetto a quella prevista dalla riforma, verso una
valorizzazione del Parlamento come centro del sistema, come organo
rappresentativo che è espressione della sovranità popolare. Il fatto che
la riforma triplichi il numero di firme necessarie per le proposte di
legge di iniziativa popolare, portandole a 150 mila, dimostra quanto
questo Governo reputi importante la partecipazione popolare al processo
legislativo.
Un’ultima considerazione: nel 2013 un report di JP Morgan, una delle
più grandi banche d’affari al mondo, evidenziava come ostacoli alla
competitività dei Paesi del meridione europeo le Costituzioni
antifasciste, in quanto presenterebbero caratteristiche sgradite e
sarebbero troppo influenzate dagli ideali socialisti. Cito testualmente i
punti criticati: “esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti;
governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele
costituzionali dei diritti dei lavoratori, e la licenza di protestare se
vengono proposte sgradite modifiche dello status quo”. Lo stesso report
individua l’Italia dell’allora Governo Letta come laboratorio di quel
processo di riforme strutturali necessario al superamento. I mercati e
il grande capitale finanziario sembrano ormai dettare l’agenda dei
Governi europei, fino a ingerirsi pesantemente nella sovranità
costituzionale degli Stati. Lo impone la lex mercatoria, lo esige la
tecnofinanza. Nel 2011, la famosa lettera della BCE all’allora governo
Berlusconi, oltre a chiedere sciagurate misure di austerità e di
compressione dei diritti sociali, puntualmente attuate dai vari governi
che si sono fino a oggi succeduti, chiedeva proprio una modifica
dell’edificio istituzionale dello Stato. Guarda caso molte delle
modifiche costituzionali promosse dal suo Governo vanno in questa
direzione. Si tratta solo di una coincidenza? Sa com’è, ministra, non le
nascondo che a me qualche dubbio in realtà sia venuto. Non è che forse
questa riforma risponde a pressioni, diktat o logiche che poco hanno a
che fare con le reali questioni costituzionali del Paese?
A ottobre spero di festeggiare nelle piazze, insieme a moltissime
persone, la vittoria del NO al referendum costituzionale e
l’affossamento di questa pericolosa riforma. Ma le garantisco una cosa,
ministra: se ciò accadrà, non festeggeremo tanto per la caduta del suo
Governo – che pure in molti, me compreso, disprezziamo – ma per il
futuro della democrazia di questo Paese."
Alessio Grancagnolo
Ecco il video dell'intervento di Alessio Grancagnolo...
N.B. Questo intervento è stato scritto in occasione dell’incontro
degli studenti con la ministra Boschi sulle riforme costituzionali
presso l’Università di Catania del 13 maggio 2016. Per esigenze legate
al tempo l’intervento è stato riassunto in sede di dibattito, venendo
poi interrotto dal Rettore quando parla di “tour propagandistici negli
atenei” della ministra in vista del referendum costituzionale di
ottobre.
Per dovere di cronaca...ecco la risposta del Ministro...
1) Dio è sempre esistito e guarda e osserva tutto e tutti affacciandosi dalle nuvole, anche quando le nuvole non ci sono, lui Dio, ne trova sempre qualcuna, per potersi affacciare e ascoltare tutto e tutti contemporaneamente. (Chi sa cosa cazzo faceva prima di creare le nuvole!!!??? ).
2) Dio si costruisce sua madre e la chiama Maria.
3) Dio tramite lo spirito santo, che è sempre lui Dio, mette incinta sua Madre (non si sa esattamente come, alcuni dicono dall'orecchio).
4) Dio nasce da sua Madre Maria, che resta sempre vergine, anche dopo il parto (però prima di farlo ha pensato bene di creare i CREDULONI, a sua immagine e somiglianza, perchè potessero crederlo, e perchè sono gli unici in grado di digerire tutto, e per evitare che si estinguessero o si confondessero con altri, li ha raggruppati sotto lo stesso tetto, e li ha chiamati cattolici cristiani, in modo che potessero riconoscersi tra di loro).
5) Dio diventa suo figlio e cambia nome, e si chiama Gesù, ma è sempre lui, sempre Dio.
6) Dio è sempre esistito e quindi non sarebbe potuto mai morire, però in quanto figlio, muore (come tutti si muore).
7) Dio che è Gesù, mentre muore, chiama se stesso implorandosi e dicendosi, “padre, padre perché mi hai abbandonato?” il padre, che era lui stesso, DIO, non lo ascolta e lo lascia morire dichiarando di essersi voluto fare figlio e UOMO, appositamente per potersi sacrificare, morendo, per dimostrare a tutti, il suo grande e immenso AMORE, che lui Dio, ha sempre avuto verso i suoi figli.??? ( Cosa cazzo avrà voluto dire??? ).
8) Dio Gesù, (Terminata questa sceneggiata e scenografica farsa, chiuso il sipario, e spente le luci,) RESUSCITA, e torna da suo padre, che è sempre lui, sempre Dio.
9) Dio prende sua Madre Maria, e la fa salire in cielo senza neanche farla morire, …con tutti i vestiti, …(comprese le scarpe), che non si sono più trovate. ( Lasciando stupefatto Giuseppe, marito di Maria che dopo questo fatto …(???) …Si è dato alla “FEDE” e alle ragazze provenienti dall’EST), e Maria moglie di Giuseppe, madre di Gesù, figlio e padre di se stesso. OGNI 25 DEL MESE, appare a medjugorie, portandoci sempre, i suoi sapienti messaggi, (pregate, pregate, pregate) E GRANDI FOLLE DI CITTADINI … (anche “giornalisti”) …corrono in pellegrinaggio, e vanno ad ascoltare, questi sempre diversi, nuovi, e importanti messaggi, (pregate, pregate, pregate).
10) Dio!!! che razza di CREDULONI sono!!! Tutti questi cattolici cristiani credenti VERITA’ tutte queste STRAMBERIE.
Peccato che qualche CREDULONE, IDIOTA MODERNO, non possa più assistere al ROGO, che la chiesa riservava a chi OSAVA USCIRE DAL GREGGE.
Sono convinto che molti credenti cattolici cristiani lo sono, non perché TOTALMENTE STUPIDI, ma lo sono perché, sin da bambini hanno avuto una e una soltanto visione della vita.
1. DASPO AI CORROTTI: chi, tra politici,
imprenditori o funzionari, viene condannato in via definitiva per aver
commesso reati contro la pubblica amministrazione, non può più assumere
alcun incarico pubblico e/o lavorare con la pubblica amministrazione; 2. AGENTE PROVOCATORE, SOTTO COPERTURA E WHISTLEBLOWING:
per scovare i responsabili di reati contro la pubblica amministrazione
bisogna agire anche all’interno del malaffare, si introducono figure
speciali come l'agente provocatore o l'agente sotto copertura. Si
introduce anche il “Whistleblowing” che assicura protezione a chi
segnala atti di malaffare e corruzione appresi sul posto di lavoro, sia
pubblico che privato; 3. PRESCRIZIONE: stop alla prescrizione con l’inizio
del processo. Niente più processi cancellati perchè sono trascorsi
troppi anni, nessuna impunità per i colletti bianchi quindi e stop allo
spreco inutile di denaro per processi destinati ad essere cancellati; 4. REATI FINANZIARI ED EVASIONE: abbassare le soglie
che garantiscono agli evasori di farla franca; sequestro e confisca del
patrimonio o dei beni detenuti dai grandi evasori, direttamente e/o
indirettamente qualora non venga giustificata la legittima provenienza
da parte dei condannati in via definitiva per evasione con modalità
uguali a quelle per il contrasto alla mafia; 5. POTENZIAMENTO DEL REATO DI AUTORICICLAGGIO: sanzioni
penali severe per chi utilizza i soldi derivanti dalla commissione di
TUTTI i reati, per investirli nel mercato e nasconderli, tramite una
semplificazione della norma; 6. VOTO DI SCAMBIO POLITICO - MAFIOSO: spezziamo il
legame tra politica e mafia per sempre potenziando il reato di voto di
scambio politico mafioso (art. 416 ter c.p.). Per farlo bisogna alzare
le pene e intervenire in modo che si possa colpire la mafia che procura
voti ai politici anche senza l’utilizzo delle sue modalità tipiche ed il
politico che si mette a disposizione dei mafiosi; 7. STOP CORRUZIONE NEGLI APPALTI PUBBLICI: più
controlli e trasparenza sugli appalti pubblici e sulle imprese che vi
partecipano, riduzione del criterio del massimo ribasso, potenziamento e
risorse all’Autorità Nazionale Anti Corruzione; 8. PARTITI POLITICI E FONDAZIONI: abolizione totale
del finanziamento pubblico ai partiti politici e all'editoria;
trasparenza e pubblicità dei bilanci di partiti, associazioni e
fondazioni e dei soggetti che li finanziano; 9. TERZO SETTORE: prevedere che tutte le cooperative
e gli enti del terzo settore che gestiscono ed erogano servizi sociali o
culturali, non possano avere fini di lucro e speculare sulla pelle dei
lavoratori e della pubblica amministrazione ed in alcun modo finanziare i
partiti politici; 10. CLASS ACTION: proteggere e tutelare i cittadini e
consumatori truffati o danneggiati dalle lobby (assicurative, bancarie,
finanziarie) e dai poteri forti.
Occhi spalancati,
in testa un chiodo fisso,
l'orizzonte è perso,
qui si procede passo, passo,
il sole brucia ma io vedo buio pesto!
sono preso male ma il problema non è questo,
è tutt'intorno, è tutto il resto,
questo contesto, non è più lo stesso,
vedo pagliacci, buffoni tutt'intorno,
li percepisco ma non ne vedo il contorno,
volti sfocati, storie senza ritorno,
in cielo fumi e vedo stelle in pieno giorno,
penso alla vita e ad ogni suo contesto,
tutto fa da immagine, ma non fa testo,
frasi vuote, vogliono tutto e presto,
io tiro dritto e schivo tutto questo,
" RIT.:
di tutto questo io me ne fotto!
quando smuovo io faccio il botto! X2
di tutto questo io me ne fotto!
provo a spingere da qui, da sotto!
"
immersi in questo smog,
sono tutti messi in tiro,
qui non si salva manco l'aria che respiro,
io mi defilo, alzo il tiro, la mano ferma e miro,
sono solo, zitto,
la strada guida e io procedo dritto,
qui la coerenza è merce messa in affitto,
io me ne frego e sfondo porte mentre tu stazzi zitto,
nella città divoro e ingurgito cemento,
mi faccio strada, sono schivo e attento,
tutta sta merda ne pervade il pavimento,
Speranze ed illusioni sono il triste condimento,
vita violenta, la mente è spenta,
stuprata e bruciata sin dalle fondamenta,
qui tutto resta effimero, l'essenza non la cogli,
io resto fedele con questo inchiostro e i suoi fogli!
RIT.:
di tutto questo io me ne fotto!
quando smuovo io faccio il botto! X2
di tutto questo io me ne fotto!
provo a spingere da qui, da sotto!
"
cali acidi, spade, fumi, merde ed incensi,
memorie fatte a pezzi, te la tiri e vedi inferni immensi,
tu non ti rendi conto, non te ne penti,
vedo gettar la propria vita ai quattro venti,
nuovi hippie in crisi mistica,
qui si ingoia e non si mastica,
tutto e niente, la coerenza si disperde,
a 15anni hai 2 neuroni e il terzo ti perde!
Mi avete rotto il cazzo, divento pazzo,
Mi guardo intorno vedo zombie del cazzo!
stai affondando nella merda ragazzo!
ed il problema è che son sveglio e che non sogno affatto,
la morte è gratis, la vita è cara,
la sincerità è rara e vince solo chi bara,
stupidità e psicodrammi, vi calate grammi da anni,
e nascosto conto morti e danni!
Gli incontri avvengono sempre nei momenti in cui la mente è molto libera
o molto affollata: nel primo caso avvengono per donare alla nostra
anima qualcosa di nuovo, nel secondo per liberare la nostra vita da
qualcosa di sbagliato.
Non solo su Internet accadono le cose. La rivoluzione della coscienza è già in atto nel mondo, ed ora contano tutte le voci! Puoi partecipare anche tu, anzi, DEVI partecipare contro la battaglia globale che è in corso per conquistare la tua libertà e la verità. Il nostro obiettivo e far arrivare la nostra voce nelle orecchie di tutti i politici ed in tutte le stanze del parlamento, riguardo alla libertà di parola, la guerra contro la corruzione e l'uguaglianza. Unisciti a noi! La politica mente, non ti rappresenta. I media ricevono notizie distorte, censurate che ti impediscono di arrivare al cuore della popolazione. Per questo sii tu stesso i media, crea i tuoi canali personali in rete, fai arrivare le tue parole ai tuoi compagni di battaglia e anche ai tuoi nemici. Le piazze, i luoghi comuni e le strade saranno i nostri media! Puoi partecipare anche tu, anzi, DEVI partecipare contro la battaglia globale che è in corso per conquistare la tua libertà e la verità...
Ci risiamo. Napolitano torna a
sparare moniti per orientare il voto al referendum di ottobre sulla
schiforma costituzionale di Renzi, Boschi e Verdini. Al terrore che
questa gente sparge a piene mani rispondiamo con l'informazione. Vi
invito a leggere l'articolo che segue, in cui l'autore prende 10 balle
sulla controriforma e le smonta pezzo per pezzo. Vale la pena
condividerlo (il punto 9 potrebbe essere la naturale risposta a
Napolitano).
1. «Al referendum si vota per abolire il Senato». FALSO. Il Senato, seppur ridotto di poteri e per numero di senatori,
continuerà a esistere, nello stesso Palazzo in cui si trova. Sembra
ovvio, ma solo pochi giorni fa una tivù nazionale ha mostrato un
cartello secondo il quale si sarebbe votato «per abolire il Senato». Lo
stesso Renzi oggi a Firenze ha detto testualmente che «non esisteranno
più i senatori», un'evidente falsità.
2. «Con la riforma si faranno le leggi più in fretta». FALSO. A parte le materie in cui il Senato mantiene funzione
legislativa paritaria ("leggi bicamerali"), negli altri casi il Senato
può proporre modifiche per una seconda lettura alla Camera e in molti
casi la Camera, per approvare le leggi senza conformarsi al parere del
Senato, deve poi riapprovarle a maggioranza assoluta dei suoi componenti
(non basta quella dei presenti in aula). In tutto, sono una decina le
diverse modalità possibili di approvazione di una legge. Il che porterà
non solo a una serie di rimpalli, ma soprattutto a conflitti sulla
tipologia a cui appartiene una proposta di legge, quindi sul suo iter.
3. «Il nuovo Senato abbatterà i costi della politica». PARZIALMENTE FALSO E DI SICURO MOLTO ESAGERATO. I risparmi consistono
nel fatto che i nuovi senatori (in quanto consiglieri regionali o
sindaci) non saranno pagati per le loro funzioni senatoriali, ma avranno
comunque le spese di trasferta a Roma dalle Regioni di provenienza e
probabili forme di rimborso. Il personale di palazzo Madama che non
resterà al Senato verrà trasferito. Si calcola ottimisticamente che il
risparmio sulle spese oggi a carico di Palazzo Madama sarà di circa il
20 per cento rispetto alle spese attuali. Una riforma che avesse avuto
come obiettivo il risparmio sui costi della politica avrebbe potuto
dimezzare il numero complessivo dei parlamentari (315 deputati e 150
senatori, totale 450) ottenendo risparmi molto maggiori. Con questa
riforma i parlamentari stipendiati restano infatti 630 (i deputati), più
i rimborsi e le trasferte a Roma dei 100 senatori.
4. «Il nuovo Senato non sbilancia i contrappesi democratici». FALSO, SE COMBINATO CON L'ITALICUM. La legge elettorale per la Camera
(Italicum) assegna al partito vincente e al suo leader il controllo di
340 seggi. Data l'assenza di un'altra Camera con funzioni legislative
altrettanto forti, ne consegue un accentramento di potere nelle mani
dell’esecutivo e del premier. Inoltre nelle elezioni in seduta comune
con i senatori (ad esempio per la scelta del Presidente della Repubblica
e dei membri non togati del Csm) questo meccanismo consegna al premier
un potere molto maggiore. La possibilità che il Quirinale diventi
un'espressione più diretta della sola maggioranza rende a sua volta
maggiori i poteri del premier anche nell'elezione dei giudici della
Consulta: la maggioranza di governo ne esprimerebbe direttamente 3
(tramite la Camera) e altri
5 attraverso il Presidente della Repubblica
(se questi fosse espressione della sola maggioranza), più altri 2 se la
maggioranza al Senato è la stessa che c'è alla Camera. Quindi su 15
giudici della Consulta un numero tra 8 e 10 (su 15) rischia di essere
scelto direttamente o indirettamente dalla maggioranza di governo.
5. «Con il nuovo Senato ci sarà più stabilità». POTENZIALMENTE FALSO. La maggiore stabilità c'è se al ballottaggio per
la Camera vince lo stesso partito che ha già la maggioranza al Senato,
il che non è scontato. Ad esempio, se nascesse domani, il Senato
previsto dalla riforma Boschi sarebbe a grande maggioranza Pd (in quanto
eletto dai consigli regionali quasi tutti Pd) ma se poi al ballottaggio
per la Camera vincesse il Centrodestra o il M5S si creerebbe una
conflittualità perenne tra Camera e Senato.
6. «Il nuovo Senato ricalca il modello tedesco». FALSO. In Germania i membri del Bundesrat sono vincolati al mandato
ricevuto dai governi dei Länder di provenienza. In altre parole, devono
votare come deciso dai loro Länder e così ne rispecchiano la volontà, ne
sono espressione diretta: in modo da costituire un contrappeso federale
e locale al potere centrale. Secondo la riforma Boschi, invece, i
senatori non hanno alcun vincolo di mandato rispetto alla regione di
provenienza, quindi non ne esprimono le volontà: sono solo espressioni
dello loro appartenenze politico-partitiche.
7. «Il nuovo Senato aumenta la rappresentanza locale quindi il federalismo» FALSO. Al contrario, la riforma Boschi toglie alle regioni molti
margini legislativi e ne riduce autonomia (salvo le Regioni a Statuto
speciale). L'ambiguità del testo e il rimando a leggi ordinarie
aumenterà inoltre il contenzioso tra Stato e Regioni.
8. «La Costituzione è uguale da 70 anni, basta!». FALSO. Dal 1948 a oggi la Costituzione è già stata modificata diverse
volte anche su questioni importanti: dall'istituzione delle Regioni al
pareggio di bilancio, dal Titolo V sulla struttura dello Stato fino
all'abolizione completa della pena di morte. Si può discutere se una
modifica è o è stata un miglioramento, ma è difficile sostenere che la
Costituzione italiana sia inerte e uguale a se stessa da 70 anni.
9. «Se vincono i no Renzi si dimette e sarà il caos». FALSO E RICATTATORIO. Non è costituzionalmente un referendum su Renzi:
nessuno lo obbliga a dimettersi se vincono i no. Quello che sta facendo
il premier è quindi un ricatto politico che distorce il voto su una cosa
più importante di qualsiasi premier "pro tempore", cioé la
Costituzione. I premier passano, la Costituzione li trascende. In ogni
caso, anche se Renzi si dimettesse, il presidente Mattarella potrebbe
dare un altro incarico per terminare la legislatura, che del resto ha
già avuto un altro governo con la stessa maggioranza prima che ci fosse
quello di Renzi.
10. «Questo referendum è la scelta tra l'Italia che dice sì al futuro e l'Italia che sa dire solo no» FALSO. Questo referendum è solo la scelta tra chi ritiene che la
riforma Boschi sia migliorativa della Carta attuale e chi ritiene che
sia peggiorativa. La formuletta mediatica "Italia dei sì contro Italia
dei no" è, di nuovo, svilente rispetto alla rilevanza della
Costituzione, legge fondamentale del nostro vivere comune che non ha
nulla a che fare con la narrazione renziana, con la presunta o reale
modernità del premier. Allo stesso modo, questo referendum non ingabbia
chi è contrario alla riforma Boschi tra quanti ritengono immodificabile e
non migliorabile la Costituzione: semplicemente, chi vota no ritiene
che queste modifiche non siano migliorative ma (nel loro complesso e
fatto il bilancio) prevalentemente peggiorative.
Ora è possibile destinare l’Otto per mille anche alla cura degli edifici scolastici. Grazie all’emendamento presentato dal MoVimento 5 Stelle è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto del Presidente della Repubblica numero 172 del 17 novembre 2014, che stabilisce indicazioni e modalità per la quota Irpef da donare all’edilizia scolastica.
Come fare...semplicissimo...apponi la firma come nella figura sopra...(allo Stato).
Il MoVimento 5 Stelle in quest'anno di opposizione ha ottenuto più
risultati per i cittadini di quelli che il PD riesce a garantire stando
al Governo. Anzi, il sadismo con cui affronta i temi più delicati come
quello dell'emergenza abitativa in questo decreto-legge è aberrante. Si
sfrattano famiglie bisognose per ricavare profitti alle grandissime
società di costruzioni. Una delle proposte del MoVimento 5 Stelle, che
oggi è legge dello Stato e di cui andiamo fieri, è l'8 per mille per
l'edilizia scolastica. La possibilità, quindi, di tutti i cittadini
che hanno ancora e posseggono un reddito in questo periodo di crisi, di
poter destinare l'otto per mille di parte delle proprie tasse ad una
grave situazione emergenziale nel nostro Paese. La politica degli ultimi
decenni ha consegnato alle future generazioni un domani incerto e
pericoloso, perché purtroppo sono ancora tante le strutture scolastiche
in Italia dove è a rischio l'incolumità degli studenti. Per la prima
volta, dopo anni, stiamo riconsegnando dignità allo Stato e i cittadini
iniziano a non vergognarsi più di sbarrare la casella «Stato» in
alternativa al sostegno alle confessioni religiose. Ma, mentre siamo
invasi dalla pubblicità e dalla promozione dell'otto per mille delle
varie confessioni religiose, nulla sta facendo il Governo per informare i
cittadini che, da quest'anno, si può scegliere di investire in
sicurezza per i nostri ragazzi con i soldi per l'edilizia scolastica;
eppure quando Renzi ha dovuto parlare di 10 o 20 miliardi di euro per
l'edilizia scolastica non si è risparmiato, pure se era una clamorosa
balla. Eppure il Governo ha messo a bilancio soldi dei cittadini per
promuovere i decreti porcata come il decreto del fare. Ma andiamo al
dettaglio di questo impegno che chiediamo oggi al Governo. Il MoVimento
5 Stelle vuole che nel riparto delle risorse gestite dallo Stato
derivanti dall'otto per mille si destinino in maniera prioritaria le
risorse alla sicurezza degli edifici scolastici; vuole che siano
pubblicate, entro il mese di luglio, tutte le destinazioni finali, le
quote ripartite decise in sede di ripartizione con criteri trasparenti. Ma
l'impegno più importante che oggi vi chiediamo, e per il quale so che
vi chiediamo un grosso sforzo, è di non mettere le mani sui soldi dei
cittadini, è di non sovvertire, come vostra prassi, la volontà dei
cittadini. Insomma, il rispetto dei primo articolo della Costituzione,
la sovranità appartiene al popolo. Perché voi non ce la fate proprio a
rispettare la volontà dei cittadini, è più forte di voi, semplicemente
perché la volontà dei cittadini è contro i vostri interessi. Nell'ultimo
decreto che avete emanato lasciate al Presidente del Consiglio, l'uomo
che la democrazia non sa neanche dove abita, la possibilità di prendere i
soldi dell'otto per mille per poterli destinare ad altre emergenze. Ma
sappiamo come utilizzate voi la parola «emergenza», la utilizzate in
questo decreto-legge per togliere i soldi ai lavoratori della pubblica
amministrazione, ai vigili del fuoco, alle forze dell'ordine e darli
all'Expo. Allora, per una volta, restituite allo Stato ed alle
istituzioni la democrazia e la dignità che si meritano.
Aiuterai a contrastare i cambiamenti
climatici, difendere gli oceani, proteggere le ultime foreste primarie
del pianeta, lavorare per il disarmo e la pace, creare un futuro libero
da sostanze tossiche, promuovere l'agricoltura sostenibile.
Dare il 5x1000 non significa pagare più tasse, ma decidere di destinarne una parte ad attività sociali.
Bastano due mosse:
1. Metti la tua firma nel riquadro "Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale..."
2. Inserisci nello spazio "codice fiscale del beneficiario" il codice fiscale di Greenpeace: 97046630584.
"C'è qualcosa di reale in tutto questo? Cioè, guardati intorno! Un mondo fondato sulla fantasia. Emozioni sintetiche sotto forma di pillole. Guerra psicologica sotto forma di pubblicità. Sostanze chimiche che alterano la mente sotto forma di cibo! Lavaggi del cervello sotto forma di mass media. Campane di vetro controllate e isolate sotto forma di social network. E' reale? Non viviamo in qualcosa che ci assomigli vagamente dall'inizio del secolo! L'abbiamo spenta, tolto la batteria e mangiato una marea di OGM mentre gettavamo gli avanzi nel cassonetto in continua espansione della condizione umana. Le case in cui viviamo appartengono a società fondate su numeri bipolari che vanno su e giù in cartelloni digitali, producendo lo stato di torpore più grande che l'umanità abbia mai conosciuto. Devi scavare a fondo, ragazzo, prima di trovare qualcosa di reale."