Coloro che uscirono con Mosè dall’Egitto erano ebrei?
Analizzando i Targumim (Bibbia scritta in aramaico) gli studiosi Roger e Messod Sabbah (di famiglia rabbinica) giungono a conclusioni totalmente diverse da quelle ricavabili dalla Bibbia masoretica(Bibbia cattolica); conclusioni decisamente sconcertanti per i detentori e divulgatori di certezze: il racconto che se ne ricava ribalta totalmente ciò che si pensa di sapere sulle vicende del popolo ebraico.
Basti pensare che in quei testi (Es 2,6-7) si trova scritto che Mosè era un bimbo degli yahud, mentre nel codice masoretico, alla figlia del faraone che trova la cesta con il fanciullo viene fatto dire – dai redattori cosiddetti custodi della tradizione ebraica – che quello era un bambino degli ebrei (il termine yahud identificava una particolare casta di sacerdoti che operavano al tempo del faraone Akenathon: Mosè sarebbe quindi stato uno di loro).
Sempre secondo i fratelli Sabbah, il termine yahud sarebbe poi stato utilizzato, con una elaborazione tanto fantasiosa quanto falsa, per creare il mito della tribù di Giuda.
In Esodo 5,3 è Mosè stesso che sempre nei Targumim – afferma che a mandarlo è stato l’Elohim (il cosiddetto Dio) degli yahudae (plurale di yahud) mentre, ancora una volta, i masoreti scrivono che a inviarlo dal faraone sarebbe stato l’Elohim degli ‘ivrjim (ebrei).
Ma c’è qualcosa di ancora più sconcertante che scaturisce dal lavoro condotto sulla Bibbia aramaica: coloro che uscirono con Mosè dall’Egitto sarebbero stati esclusivamente egiziani appartenenti a tre caste sociali (alta classe militare, casta sacerdotale e popolino): dunque non gli ebrei, che in quel periodo pare non esistessero neppure come identità etnica definita, come conferma anche Lee I. Levine (Professor of Jewish History, Hebrew University, Gerusalemme) che rileva come quella identità sia in effetti il risultato di un processo svoltosi in tempi molto lunghi.
Tratto da "La Bibbia non è un libro sacro" di M.Biglino.
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