W LA LIBERTA' DI PENSIERO DI UN OPERAIO METALMECCANICO !!!
Quando ho fame, mangio. Quando ho sete, bevo. Quando sento di dover dire qualcosa, la dico...
Il 23 novembre 2024 centinaia di comunisti da tutta Italia (e non solo) si riuniranno a Roma in una grande assemblea per dare vita al Partito Comunista Rivoluzionario. In questo video Alessio Marconi, dell'esecutivo nazionale di Sinistra Classe Rivoluzione, risponde ad alcune domande sul lancio di questo nuovo partito.
Se vuoi unirti a noi in questa campagna e nell'assemblea del 23 novembre a Roma, vai su:
La differenza monumentale tra fascismo e comunismo si trova principalmente nella loro ideologia di base, nella visione della società e dell'economia, e nei mezzi con cui cercano di raggiungere i loro obiettivi.
1. Ideologia
Fascismo: È un'ideologia ultranazionalista che enfatizza l'autorità dello Stato, la supremazia della nazione o della razza, e il culto del leader. Il fascismo è spesso anti-democratico, anticomunista, e vede la società organizzata in una gerarchia rigida dove lo Stato ha il controllo assoluto.
Comunismo: È un'ideologia basata sull'uguaglianza economica e sociale, che mira all'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione. Il comunismo promuove una società senza classi, in cui i beni sono condivisi e le risorse distribuite equamente.
2. Visione dell'economia
Fascismo: Non abolisce la proprietà privata, ma sottopone l'economia al controllo dello Stato. Si tratta di un sistema corporativo, in cui imprese e lavoratori devono collaborare per il bene dello Stato. In pratica, i capitalisti mantengono la proprietà, ma operano secondo le direttive statali.
Comunismo: Mira a eliminare la proprietà privata e a sostituirla con la proprietà collettiva. Lo Stato (almeno nella fase iniziale) controlla tutti i mezzi di produzione e distribuisce risorse in base ai bisogni.
3. Visione della società
Fascismo: È elitario e gerarchico. Crede che alcune persone, razze o nazioni siano intrinsecamente superiori ad altre. Il concetto di "forza" e di "sopravvivenza del più forte" è centrale.
Comunismo: È egalitario. Cerca di abolire le distinzioni di classe e promuove la parità di diritti e opportunità per tutti.
4. Libertà individuale
Entrambi i sistemi tendono a sopprimere le libertà individuali, ma per motivi diversi:
Il fascismo lo fa per mantenere l'ordine e il controllo a beneficio dello Stato.
Il comunismo lo fa per raggiungere la sua utopia collettivista.
5. Nemici ideologici
Fascismo: Il comunismo è spesso il suo nemico principale, insieme al liberalismo e alla democrazia.
Comunismo: Considera il capitalismo e l'imperialismo i suoi principali avversari.
6. Obiettivi finali
Fascismo: La creazione di uno Stato forte e unificato, che esprima la "volontà" della nazione.
Comunismo: La creazione di una società senza classi, senza Stato e senza disuguaglianze economiche.
7. Contesto storico
Il fascismo è emerso come reazione al comunismo e al liberalismo nel periodo tra le due guerre mondiali (1920-1940).
Il comunismo, basato sugli scritti di Karl Marx e Friedrich Engels, ha avuto origine nel XIX secolo come risposta all'industrializzazione e alle disuguaglianze sociali create dal capitalismo.
In sintesi, mentre il fascismo è ultranazionalista, gerarchico e focalizzato sulla potenza dello Stato, il comunismo è internazionalista, egalitario e orientato alla redistribuzione della ricchezza.
“Sacrificare le masse contro l’estinzione” l’Elon-pensiero
invade Washington
«Se non prendo decisioni in fretta, moriamo». Elon Musk ha
detto proprio così a Walter Isaacson – l’ex caporedattore di Time già Ceo di
Cnn – che un anno fa gli ha dedicato la biografia considerata il suo ritratto
più intimo. Una frase che ben sintetizza la convinzione del contro-verso
imprenditore, con il sogno di colonizzare Marte «prima che la ci-viltà crolli»,
di appartenere a una élite tecnologica e finanziaria la cui missione è
scongiurare la fine dell’umanità. Usando la scienza per tra-scendere limiti
corporei (Neuralink e OpenAi) e conquistare pianeti (Space X) ma anche
prosaicamente facendo più figli (lui ne ha ben 11). Con il fine di assecondare
una visione di futuro da imporre a tutti i costi.
Non è fantascienza, sebbene proprio in quella ha radici il
pensiero di Musk (avido lettore del Ciclo delle Fondazioni di Isaac Asimov e
della Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams), ma l’estremizzazione
di tesi care a certi miliardari di Silicon Valley basate sul cosiddetto
“lungotermismo” nella versione del pensatore William MacAskill, autore di What
We Owe to the Future, co-sa dobbiamo al futuro. Dove si predica che il
benessere delle generazioni future, anche remote, vale quanto quelle di oggi.
Obiettivo cruciale è evitare l’estinzione sia pur a costi altissimi: diventa
cioè più importante pensare cosa far mangiare ai bisnipoti che agli affamati a
noi contemporanei. E contano più gli investimenti sui viaggi interplanetari che
quelli sui cambiamenti climatici. Principi che celano pulsioni elitiste e
autoritarie e perfino l’accettazione di agenti del caos. Sì, perché per andare
in quella direzione è opportuno affidarsi a chi controlla la tecnologia ed è
capace di “marciare” verso il futuro a dispetto del dolore seminato lungo il
percorso.
Non a caso nei circoli dei miliardari hi-tech si discute pure
di un altro libro: The Managerial Revolution, scritto nel 1941 del filosofo
James Burnham dove si anticipa lo scontro fra Ceo conservatori e dipendenti
progressisti.
Ovvero quel “Woke” – che sta “risveglio” e indica una gamma
di posizioni identitarie, dal femminismo all’opposizione al razzismo – che Musk
bolla come “virus” da sradicare ed è base pure delle sue forti posizioni
antisindacali. La conseguenza è contenuta nelle teorie tecno-monarchiche
teorizzate dal blogger imprenditore Curtis Yarvin: l’idea del “Ceo-dittatore”.
Il tutto in chiave sempre più misti-ca. Fedele, è proprio il
caso di dirlo, alla sua fama di visionario, l’imprenditore sudafricano (educato
all’anglicanesimo) di recente sta pure mischiando opinioni e fede: «Il cristianesimo
è diventato inefficace. Morirà se non si avrà più coraggio nel di-fendere
quanto è giusto e leale», ha scritto questa estate. L’ossessione è sempre
quella di mettere un freno al pensiero liberal, che poi per molti è ciò che lo
ha spinto a comprare Twitter, l’uccellino dove tutti aveva-no una voce, e a
trasformarlo nell’o-scuro X: «Serve una nuova filosofia del futuro, basata
sulla curiosità ver-so l’Universo. Dobbiamo espandere l’umanità per vedere cosa
c’è fuori, diventare una specie multiplanetaria e interstellare. È compatibile
con le religioni esistenti: Dio vuole che vediamo il Creato». Sopravvivere ad
ogni costo: Dio lo vuole. — A. Lo.
ELON MUSK by Klod Nagal
Mi sono visto un bel po’ di documentari e inchieste su Elon Musk, una lunga bella e interessante intervista al biografo Walter Isaacson che lo ha seguito per due anni, e mi sono fatto l’idea che egli non sia consapevole del ruolo che svolge. Nel video di ieri ho detto che dovrebbe esserlo, visto che è un genio, ma forse non lo è. Voglio dire, forse non sa di essere una delle pedine fondamentali dell’Agenda Arconte e se lo sa, finge bene di non saperlo.
La sua personalità è estremamente complessa e spesso imprevedibile, con conseguenze gravi, pericolose e assurde per le persone che lo circondano. Non è un cattivo di natura e secondo me non è un robot, cyborg, alieno, ibrido, clone o cose del genere, suggerite da quella controinformazione che la fa sempre fuori dal vaso, invalidando così sempre e sistematicamente ogni tipo di indagine svolta. I pesantissimi traumi che gli ha inferto il padre li ha iniziati ad elaborare pochi mesi fa, quando il biografo Isaacson è riuscito finalmente a farlo parlare della sua infanzia, cosa che non aveva mai fatto prima. Chiama i suoi numerosi figli (fatti in provetta) con codici alfanumerici. Dedito all’uso sconsiderato di droghe e allucinogeni, a festini privati di lusso e a una vita sociale priva dell’interazione empatica a causa del suo autismo, ha bisogno del dramma e del conflitto interiore per sopravvivere.
Credo che sia guidato da un qualcosa, che qualcosa gli suggerisca nella mente cosa fare. Stiamo parlando del più grande genio mai apparso sulla terra, diventato in poco tempo uno dei padroni del mondo, il più ricco del mondo, quello più talentuoso, spregiudicato e pazzo in mezzo a tanti.
Da quando ha comprato Twitter (ora X), in cui aveva promesso la libertà di parola, ha fatto il contrario di quanto promesso, aumentando di fatto la censura governativa come dimostra l’indagine fatta da Johnny Harris. Motivo per cui c’è da credere che le premesse iniziali di Neuralink verranno facilmente sovvertite quando sarà il caso di compiere scelte etiche globali. Lo fa regolarmente e chi non si allinea ai suoi costanti e improvvisi cambi di umore o di idea, viene licenziato immediatamente. Nel 2014 disse che giocare con l’intelligenza artificiale significa “evocare il demonio”, nel 2024 è il maggior investitore in questo campo. Come e in quale modo sarà decisivo nel costringere l’umanità al nuovo ordine mondiale lo scopriremo strada facendo. L’umanità è nelle mani di questo signore, con le mani in pasta letteralmente ovunque, e siccome la squadra di Trump farà molte cose buone e utili, sarà spesso difficile intravedere la traiettoria sotterranea dell’Agenda Arconte. La cosa buona è che ogni vicenda importante mostra le diverse fasi di risveglio delle persone e questo implica una costante separazione da coloro che sono a fasi superate di questo processo. C’è molto fanatismo intorno a Trump, anche in certi cosiddetti risvegliati e in buona parte della controinformazione, non ho nulla da spartire con le scimmie. Personalmente provo una certa simpatia sia per Trump che per Musk, perché a me piacciono le persone assolutamente folli, carismatiche e spregiudicate. Questo non significa che non abbia compreso quale ruolo svolgono veramente. È anche possibile che la profezia dei Simpson si avveri, ossia che Trump venga fatto fuori da qualcuno, in quel caso vedremo come Musk proseguirà il suo piano di sterminio della residua libertà umana in questo mondo, o meglio, come i demoni gli suggeriranno di farlo.
Lo vedremo. Lo vedremo giorno per giorno e realizzarsi molto presto.
Sono un operaio metalmeccanico e venerdì 18 ottobre 2024 parteciperò allo sciopero, soprattutto perché noi operai del settore siamo diventati invisibili. Lo sciopero è rimasto la nostra unica forma di protesta, ma io lo considero l’unico mezzo che ci permette di farci sentire e vedere.
Nella zona industriale di Bari la crisi è profonda, e non riguarda solo il settore automotive. La mia azienda, per esempio, non produce solo componenti per auto, ma anche per il movimento terra. Le guerre in corso in diverse parti del mondo non fanno che peggiorare la situazione.
Ma ci chiediamo: davvero si pensa che la transizione ecologica sia un bene per tutti? Davvero si crede che un'auto elettrica non inquini? L'Unione Europea ha confermato lo stop alla vendita di veicoli alimentati a benzina, diesel e biocarburanti a partire dal 2035. Ma siamo sicuri che solo l'Europa inquini? Che dire della Cina? Degli Stati Uniti? Dell'Asia? Noi europei ridurremo le nostre emissioni, ma il resto del pianeta continuerà a inquinare?
Dati scientifici dimostrano che non riusciremo mai a produrre abbastanza energia elettrica per alimentare tutte le auto elettriche nel mondo. Il futuro del settore automotive deve passare attraverso una transizione ben governata, che non sia solo energetica, ma anche sociale e occupazionale. È fondamentale tutelare i diritti dei lavoratori e preservare i livelli occupazionali.
Il settore metalmeccanico si trova in una situazione delicata e il rinnovo del contratto nazionale è cruciale per dare risposte concrete ai lavoratori. Servono aumenti salariali significativi e una riduzione dell'orario di lavoro, per bilanciare meglio i tempi di vita e di lavoro.
Gli effetti negativi che vediamo oggi nel settore auto in Italia non sono una diretta conseguenza della transizione verso l'elettrico, ma delle scelte mancate da parte dei Governi. La scadenza del 2035 è stata concordata da tutti gli Stati europei, e ora si parla di fare un passo indietro. Questa confusione sta uccidendo l'intera filiera, con il rischio di perdere decine di migliaia di posti di lavoro.
Lo sciopero del 18 ottobre sarà un momento decisivo: o si cambia rotta, o si va incontro a un disastro. E noi non possiamo permetterlo.
Il 7 Maggio 2019, la scienza ha stabilito che "Don't Stop Me Now" dei Queen é la canzone che puó farti stare meglio in assoluto.
"Don't Stop Me Now" dei Queen si aggiudica il primo posto nella classifica delle canzoni che hanno un impatto positivo sull’umore.
Secondo uno studio condotto dal neuroscienziato cognitivo Jacob Jolij dell'Università di Groningen, questa celebre traccia è la più incoraggiante del mondo.
La ricerca, commissionata da un noto brand di elettronica, ha analizzato diversi fattori, tra cui i battiti al minuto, la tonalità e gli accordi della canzone.
Secondo Jolij, combinando questi elementi si ottiene la formula per la perfetta ‘feel-good song’.
Ecco la top 10 delle canzoni che mettono di buon umore secondo lo studio:
Queen - Don't Stop Me Now
ABBA - Dancing Queen
Beach Boys - Good Vibrations
Billy Joel - Uptown Girl
Survivor - Eye of the Tiger
The Monkees - I'm a Believer
Cyndi Lauper - Girls Just Want to Have Fun
Bon Jovi - Livin' on a Prayer
Gloria Gaynor - I Will Survive
Katrina & the Waves - Walking on Sunshine
Non ci resta che creare la playlist ed utilizzarla al bisogno.
Non siete Stato voi che parlate di libertà Come si parla di una notte brava dentro i lupanari Non siete Stato voi Che trascinate la nazione dentro il buio ma vi divertite a fare i luminari Non siete Stato voi Che siete uomini di polso forse perché circondati da una manica di idioti Non siete Stato voi Che sventolate il tricolore come in curva e tanto basta per sentirvi patrioti Non siete Stato voi Nel il vostro parlamento di idolatri pronti a tutto per ricevere un'udienza Non siete Stato voi Che comprate voti con la propaganda ma non ne pagate mai la conseguenza Non siete Stato voi Che stringete tra le dita il rosario dei sondaggi sperando che vi rinfranchi Non siete Stato voi Che risolvete il dramma dei disoccupati andando nei salotti a fare i saltimbanchi
Non siete Stato voi Non siete Stato... voi Non siete Stato voi Non siete Stato... voi
Non siete Stato voi Uomini boia con la divisa che ammazzate di percosse i detenuti Non siete Stato voi Con gli anfibi sulle facce disarmate prese a calci come sacchi di rifiuti Non siete Stato voi Che mandate i vostri figli al fronte come una carogna da una iena che la spolpa Non siete Stato voi Che rimboccate le bandiere sulle bare Per addormentare ogni senso di colpa
Non siete Stato voi Maledetti forcaioli impreparati sempre in cerca di un nemico per la lotta Non siete Stato voi Che brucereste come streghe gli immigrati salvo venerare quello nella grotta Non siete Stato voi Col busto del duce sugli scrittoi E la costituzione sotto i piedi Non siete Stato voi Che meritereste d'essere estripati come la malerba dalle vostre sedi
Non siete Stato voi Non siete Stato... voi Non siete Stato voi Non siete Stato... voi
Non siete Stato voi Che brindate con il sangue di chi tenta di far luce sulle vostre vite oscure Non siete Stato voi Che vorreste dare voce a quotidiani di partito muti come sepolture
Non siete Stato voi Che fate leggi su misura Come un paio di mutande a seconda dei genitali Non siete Stato voi Che trattate chi vi critica Come un randagio a cui tagliare le corde vocali Non siete Stato voi Servi, che avete noleggiato Costumi da sovrani con soldi immeritati Siete voi Confratelli di una loggia che poggia Sul valore dei privilegiati Come voi Che i mafiosi li chiamate eroi e che il corrotto lo chiamate pio E ciascuno di voi Implicato in ogni sorta di reato fissa il magistrato e poi giura su Dio
"Non sono stato io" "Non sono stato io" "Non sono stato io" "Non sono stato io"
Il termine agnostico si riferisce a una persona che crede che l'esistenza o la non esistenza di una divinità, o di verità ultime riguardanti l'universo, non può essere conosciuta o è attualmente sconosciuta. Gli agnostici sostengono che le questioni divine o metafisiche siano oltre la comprensione umana o che manchino prove sufficienti per trarre conclusioni definitive.
L'agnosticismo si differenzia dall'ateismo, che è la negazione dell'esistenza di una divinità, e dal teismo, che è la credenza in una o più divinità.
Ecco alcuni dei più celebri agnostici della storia:
1. Charles Darwin – Lo scienziato inglese che ha formulato la teoria dell'evoluzione. Sebbene inizialmente religioso, in seguito si è definito agnostico, soprattutto per via delle sue riflessioni scientifiche e delle sue difficoltà nel conciliare la religione con le sue scoperte.
2. Thomas Huxley – Biologo inglese, fu proprio lui a coniare il termine "agnostico" nel 1869. Huxley era un sostenitore della scienza e del metodo empirico e riteneva che le questioni relative all'esistenza di Dio non potessero essere risolte.
3. Albert Einstein – Il fisico teorico tedesco, noto per la teoria della relatività, ha espresso opinioni agnostiche riguardo alla religione, pur avendo una profonda ammirazione per il "mistero" dell'universo e per ciò che chiamava il "Dio di Spinoza", che identificava la divinità con le leggi della natura.
4. Bertrand Russell – Filosofo e matematico britannico, autore del famoso saggio Perché non sono cristiano. Russell si definiva agnostico, pur tendendo verso un atteggiamento di scetticismo e critica verso le religioni tradizionali.
5. Carl Sagan – Astronomo e divulgatore scientifico statunitense, Sagan ha mantenuto una posizione agnostica, sostenendo che non ci fossero prove sufficienti per affermare l'esistenza di Dio, ma anche che l'assenza di prove non fosse sufficiente per negarlo completamente.
6. Stephen Hawking – Fisico e cosmologo britannico, autore del famoso libro A Brief History of Time. Anche se a volte definito ateo, Hawking ha espresso posizioni più vicine all'agnosticismo riguardo alla questione dell'esistenza di Dio, sostenendo che l'universo potesse essere spiegato senza bisogno di una divinità creatrice.
Queste figure hanno in comune un approccio scientifico e filosofico che cerca di distinguere ciò che si può conoscere con certezza da ciò che rimane al di fuori del campo della conoscenza umana.
Lo sbattezzo, visto dalla parte della Chiesa, si chiama apostasìa.
Se da un punto di vista dottrinale è un peccato mortale, per il diritto
penale della Chiesa, applicabile a tutti i battezzati, rappresenta
invece un «delitto» (Codice di diritto canonico, can. 1041).
Ne consegue che, per la Chiesa cattolica, chi si proclama ateo e
agnostico, anche se non si sbattezza, è da considerarsi un apostata, e
pertanto soggetto alla scomunica latae sententiae (can.
1364), un tipo di provvedimento canonico che si applica automaticamente,
anche se la Chiesa non è al corrente del “delitto” commesso (lo stesso
provvedimento comminato dal codice, per esempio, alla fattispecie di
aborto volontario).
Le conseguenze dell’apostasia e della relativa scomunica sono:
esclusione dai sacramenti;
privazione delle esequie ecclesiastiche in assenza di segni di pentimento;
esclusione dall’incarico di padrino o madrina per battesimo e confermazione;
necessità della licenza del vescovo per l’ammissione al matrimonio canonico.
Il sito web sbattezzati.it riporta una mappa di sbattezzi avvenuti, con l’immagine dei documenti di conferma di avvenuta annotazione ricevuti dal parroco o dalla curia.
Lo sbattezzo è un gesto importante principalmente sul piano politico e simbolico, poiché, lo abbiamo appena visto, ha davvero poche implicazioni materiali ed economiche. Si tratta dunque in primis di una rivendicazione di coerenza: se non si è più cattolici, perché continuare formalmente ad esserlo, lasciando che il nostro nome rientri ancora nei conteggi ufficiali della Chiesa Cattolica? Del resto, basta una raccomandata…
Ma lo sbattezzo è anche, da un punto di vista per così dire esistenziale, il coronamento formale di un percorso di vita diverso da persona a persona, al contrario del battesimo che invece viene imposto a tutti nello stesso identico modo, come se si trattasse di un atto dovuto, di una formalità burocratica, di un passaggio obbligato. Lo sbattezzo, al contrario, non è affatto un passaggio obbligato, per nessuno e in nessun luogo: è il singolo non credente a decidere se, quando e perché farlo.
2. Come rivendicazione di autonomia
Proprio per quanto appena detto lo sbattezzo va inteso anche come una rivendicazione di autonomia individuale. Autonomia nel senso pieno della parola: l’articolo 1269 del Catechismo della Chiesa Cattolica afferma infatti che “il battezzato non appartiene più a se stesso” ed è chiamato “ad essere «obbediente» e «sottomesso» ai capi della Chiesa”. Lo sbattezzo è, in quest’ottica, un modo per ribadire la propria autonomia nei confronti del paternalismo ecclesiastico – e si ripensi qui en passant alla sentenza della Corte d’Appello di Firenze citata in apertura.
Ancora più concretamente, lo sbattezzo è la riaffermazione di quella libertà di autodeterminazione che i nostri genitori, nel bene e nel male, ci hanno negato al momento del battesimo, senza chiederci se volevamo davvero farlo — e del resto come avremmo potuto rispondere?
Da questo punto di vista è molto interessante la posizione degli anabattisti (in greco, “coloro che ribattezzano”), i quali, considerando nullo il battesimo dei neonati per gli stessi motivi appena citati, si battezzano nuovamente da adulti — anche se per loro si tratta del primo vero battesimo, l’unico davvero valido. Lo sbattezzo è, per quanto agli antipodi, la stessa cosa, ovvero la cosciente riaffermazione della propria capacità di scelta laddove i nostri genitori l’avevano fatto per noi — essi stessi scegliendo sotto la pressione di nonni, zii, preti e quant’altro.
3. Come gesto politico
Sancire ufficialmente la propria non appartenenza all’istituzione denominata «Chiesa Cattolica Apostolica Romana» è un atto politicamente rilevante in un paese come il nostro, nel quale la Chiesa amministra un enorme potere politico-economico che le permette, più o meno occultamente, di dirottare l’agenda politica italiana ogni qualvolta si tenti di legiferare su temi scomodi al Vaticano — testamento biologico, fine-vita, aborto, diritti riproduttivi, unioni civili, etc.
Sbattezzarsi significa, da questo punto di vista, mandare un segnale inequivocabile alla Chiesa Cattolica e alla politica italiana, specialmente se il numero degli sbattezzati è effettivamente alto. Si pensi a tal riguardo a cosa accadde sempre in Germania nel 2013, quando, in segno di protesta, circa 120mila cattolici si sbattezzarono in un anno, a seguito di una lunga serie di scandali che coinvolsero preti pedofili e spendaccioni.
4. Per affermare che un’alternativa esiste
In Italia meno di un cattolico su quattro è praticante, eppure più del 90% della popolazione è battezzata. La causa di questo sfasamento va ricercata nella tendenza conformista di quegli italiani che battezzano i propri figli non per convinzione, ma per mera tradizione — per far contenti i familiari, o perché impauriti che i propri figli possano “sentirsi esclusi” dalle attività di gruppo, a scuola, al catechismo, etc.
Lo sbattezzo è invece un gesto anticonformista, coerente e risoluto, che si pone in netto contrasto con l’asfissiante tradizione cattolica, da molti considerata inscalfibile. È soltanto a partire da “piccoli gesti anticonformisti” come questo che, nel lungo periodo, le cose potranno cambiare. Ma l’importante è cominciare da qualche parte. Lo sbattezzo può essere a tal riguardo un ottimo punto di partenza.
5. In nome di chi non può farlo
Ci si può sbattezzare, infine, per esprimere solidarietà a tutte quelle persone che nel mondo non possono fare altrettanto. Coloro che, per intenderci, non possono lasciare la propria religione e dichiararsi pubblicamente atei senza venir perseguitati nei modi più cruenti. Ancora oggi, infatti, in 13 paesi l’apostasia è punita con la pena di morte, mentre in più di 40 con la prigionia. Per quanto possa sembrare idealistico, è forse questo il significato più nobile dello sbattezzo. Sbattezzarsi oggi, in Italia e in ogni altro paese dove sia legalmente consentito, significa rivendicare un diritto umano fondamentale, altrove calpestato: quello alla libertà di religione, che comprende il diritto a non averne alcuna.
Noi cittadini italiani possiamo scegliere liberamente se, come, quando e perché abbandonare una religione. Molte persone nel mondo non dispongono di questa libertà elementare. Se siete ancora indecisi sul da farsi, ponderate la vostra scelta tenendo a mente questa piccola massima: se loro non possono, noi dobbiamo.