martedì 27 maggio 2025

Potere al popolo spiata dalla polizia

  

La denuncia di Potere al Popolo: “Siamo stati infiltrati e spiati dalla polizia per 10 mesi”.

Scoperto a Napoli un presunto agente sotto copertura all’interno di un partito politico. In rete le foto del giuramento in polizia e delle feste con i colleghi in divisa. “Non siamo la gioventù meloniana, non abbiamo nulla da nascondere”.

https://www.fanpage.it/politica/la-denuncia-di-potere-al-popolo-siamo-stati-infiltrati-e-spiati-dalla-polizia-per-10-mesi/

 

🔴 1. Potere al Popolo è un partito politico legale

Non parliamo di un gruppo clandestino o violento: è un soggetto politico che partecipa regolarmente alle elezioni. Infiltrarlo senza motivi penali concreti mina il principio democratico della libertà di organizzazione politica.


🔴 2. Assenza di accuse gravi

Dalle informazioni disponibili, non risultano accuse di terrorismo, criminalità organizzata o attività violente. In questo caso, l'infiltrazione sembra sproporzionata, e più simile a un controllo ideologico o preventivo che a un'indagine su reati.


🔴 3. Uso della sorveglianza come strumento politico

Se un poliziotto viene inserito per monitorare o scoraggiare il dissenso, allora siamo in presenza di una pratica autoritaria. In democrazia, la polizia non dovrebbe sorvegliare chi dissente, ma solo chi compie reati.


🔴 4. Precedenti inquietanti in Italia

La storia italiana è segnata da episodi di infiltrazioni, depistaggi e uso politico dei servizi segreti (pensiamo agli anni '70, alla strategia della tensione, ai casi Cucchi o Aldrovandi). Questo contesto rende credibile che anche oggi esistano derive autoritarie nel comportamento delle forze dell’ordine.


🔴 5. Nessuna trasparenza sull'operazione

Il fatto che l’infiltrazione sia emersa grazie al giornalismo e non da fonti ufficiali rafforza l’idea che ci sia qualcosa di opaco e potenzialmente abusivo.


💬 In sintesi

Se non c'è un reato, infiltrare un partito antagonista è una forma di repressione politica. L’abuso di potere qui non è solo una teoria: è una denuncia legittima, e merita un'indagine seria, parlamentare e giudiziaria.

l'infiltrazione di un poliziotto all'interno di Potere al Popolo, un partito politico legalmente riconosciuto, solleva gravi interrogativi sul rispetto dei diritti democratici e potrebbe configurarsi come un abuso di potere da parte delle forze dell'ordine.


🔍 Reazioni e denunce

Potere al Popolo ha denunciato pubblicamente l'accaduto, sottolineando come tale infiltrazione rappresenti un attacco diretto alla libertà di organizzazione politica e al dissenso sociale. In un comunicato ufficiale, il movimento ha evidenziato la preoccupazione per una deriva autoritaria che mira a reprimere le voci critiche attraverso pratiche di sorveglianza e controllo.

Anche diversi giuristi e attivisti per i diritti civili hanno espresso forte preoccupazione, sottolineando che l'infiltrazione di un partito politico senza evidenti motivazioni legali rappresenta una violazione dei principi fondamentali dello Stato di diritto. Tali pratiche richiamano alla memoria episodi storici in cui la sorveglianza statale è stata utilizzata per reprimere il dissenso politico.


📚 Contesto storico e comparazioni

L'uso di infiltrazioni per controllare e reprimere movimenti politici non è una novità. Negli Stati Uniti, il programma COINTELPRO dell'FBI negli anni '60 e '70 mirava a sorvegliare e disgregare gruppi considerati sovversivi, come le Black Panthers. Le tecniche utilizzate includevano infiltrazioni, disinformazione e persecuzioni legali, spesso senza fondamento giuridico solido. Wikipedia

In Italia, il Processo 7 aprile negli anni '80 vide l'arresto di numerosi intellettuali e attivisti legati all'Autonomia Operaia, basandosi su accuse di terrorismo spesso rivelatesi infondate. Questo episodio è ancora oggi oggetto di dibattito riguardo all'uso politico della giustizia. Wikipedia


⚖️ Implicazioni democratiche

L'infiltrazione di un partito politico come Potere al Popolo senza una chiara giustificazione legale rappresenta una minaccia per la democrazia. Tali azioni possono avere un effetto deterrente sulla partecipazione politica e sul diritto al dissenso, elementi fondamentali in una società libera.

È essenziale che ci sia trasparenza e controllo democratico sulle attività delle forze dell'ordine, per garantire che non vengano utilizzate per fini politici o per reprimere legittime espressioni di dissenso.

Download video: https://t.me/nessunacensura/262

 

mercoledì 14 maggio 2025

Via la bandiera della Palestina dal balcone

Non ci toglierete il diritto di esprimerci!!!

“Quando la verità fa paura, il potere cerca il silenzio.

Ma noi non taceremo.”

In questi giorni, in questo Paese che si dice democratico, accade l’impensabile: si chiede a cittadini liberi di togliere una bandiera dal balcone, di nascondere un pensiero, di abbassare la voce. Perché? Perché quel pensiero disturba. Perché quella bandiera ricorda un popolo oppresso. Perché quel messaggio non è gradito a chi governa.

Ma non esiste democrazia se la libertà di espressione viene considerata un problema di ordine pubblico. Non esiste pace sociale se si reprime il dissenso invece di ascoltarlo. E non esiste giustizia quando si criminalizza la solidarietà.

Esporre una bandiera palestinese, uno striscione per la pace, una frase antifascista o un pensiero critico non è provocazione, non è reato, è un diritto. È un atto di coscienza. È il minimo che si possa fare davanti all’ingiustizia e all’ipocrisia.

Chi ha paura delle bandiere, delle parole, delle idee… ha paura della verità.
Ma noi non ci lasceremo intimidire.
Non spegnerete le nostre voci con un ordine, una multa o una minaccia.
Non ci abitueremo al silenzio.

Perché la storia ce lo insegna: ogni volta che si è cercato di mettere a tacere la libertà, qualcuno ha avuto il coraggio di parlare più forte.

Oggi tocca a noi.

https://www.telebari.it/cronaca/209483-via-la-bandiera-della-palestina-dal-balcone-ce-il-giro-ditalia-la-polizia-la-fa-rimuovere-a-putignano.html

Articolo: Via la bandiera della Palestina dal balcone, c’è il Giro d’Italia. Succede a Putignano, dove nella giornata del 13 maggio era previsto il passaggio deiciclisti, in transito in Puglia per la prima tappa nazionale. “Oggi la polizia è salita a casa nostra per chiederci di rimuovere la bandiera dellaPalestina esposta sul nostro balcone privato – denuncia Greta Mirizzi con una story su Instagram – Non stavamo disturbando nessuno. Nonstavamo violando alcuna legge. Stavamo semplicemente esercitando il nostro diritto di espressione in uno spazio che ci appartiene”. Secondo la giovane, quanto accaduto è da attribuirsi proprio al passaggio del Giro d’Italia, e alla conseguente visibilità mediatica: “Ci è dato a intendere che labandiera doveva essere tolta perché il Giro d’Italia sarebbe passato proprio sotto casa nostra e la bandiera sarebbe stata inquadrata dalletelecamere nazionali”. Inevitabili, quindi, alcune considerazioni: “Da quando esporre una bandiera che rappresenta un popolo e una causaumanitaria è diventato motivo d’intervento delle forze dell’ordine? – si chiede Mirizzi – In quale momento il sostegno civile e pacifico a un popolo.

 

Le votazioni appartengono al popolo

  Quando mi dicono di non andare a votare, di presentarmi ma non ritirare la scheda, o di votare "No" a leggi che sembrano fatte p...