mercoledì 2 marzo 2011

Diteci la verità !!!



Se gli antichi Egizi ereditarono il loro sapere dai Sumeri, questi ultimi da
chi avevano appreso quelle scienze? La tesi del professor Sitchin è semplice e
sconvolgente. Come confermano recentissime scoperte, c'è un altro pianeta nel
sistema solare. I suoi abitanti, che i Sumeri chiamavano Anunnaki e la Bibbia
Nefilim, iniziarono a visitare la Terra mezzo milione di anni or sono e il
ricordo delle loro gesta è giunto sino a noi per varie strade: nei racconti
mitologici, nell'Antico Testamento, nel libro di Gilgamesh. Alla luce di questa
ipotesi, suffragata da anni di studi e ricerche, tradizioni, leggende e
ritrovamenti da sempre circondati da un alone di mistero divengono
improvvisamente comprensibili. La storia del mondo trova una nuova, affascinante
chiave di lettura.

LA GENESI
L'Antico Testamento ha riempito la mia vita fin da bambino. Si può dire che i
primi semi di questo libro siano stati piantati quasi cinquant'anni fa: a quel
tempo non sapevo assolutamente nulla delle polemiche sulle incompatibilità tra
Bibbia e teoria dell'evoluzione, ma, da giovane studente quale ero, studiando la
Genesi nell'originale ebraico, cominciai a pormi delle domande per conto mio. Un
giorno, per esempio, leggemmo nel capitolo VI che, quando Dio decise di
distruggere l'umanità con il Diluvio universale, sulla Terra si trovavano "i
figli delle divinità", che avevano sposato le figlie degli uomini. L'originale
ebraico li chiamava Nefilim e l'insegnante ci spiegò che significava "giganti";
ma io obiettai: non significava letteralmente "Coloro che sono stati gettati
giù", che sono discesi sulla Terra? Venni subito rimproverato, e mi fu intimato
di attenermi all'interpretazione tradizionale.
Negli anni seguenti, dopo che ebbi imparato le lingue, la storia e
l'archeologia dell'antica regione corrispondente all'odierno Medio Oriente, i
Nefilim divennero un'ossessione. I ritrovamenti archeologici e l'interpretazione
di testi e racconti epici di popoli quali Sumeri, Babilonesi, Assiri, Ittiti,
Cananei confermavano sempre più l'assoluta precisione dei riferimenti biblici a
regni, città, condottieri, luoghi, templi, strade commerciali, prodotti
artigianali, oggetti e usanze di quelle genti. E dunque, perché non accettare
nel suo preciso significato letterale la parola con cui quegli stessi testi
biblici chiamavano i Nefilim, e cioè visitatori della Terra provenienti dai
cieli?
L'Antico Testamento ripeteva in più punti: «Il trono di Yahweh è nel cielo» -
«dal cielo il Signore contemplò la Terra». Il Nuovo Testamento invocava «Padre
nostro, che sei nei cieli». Ma la credibilità della Bibbia fu scossa
dall'avvento della teoria evoluzionistica, che venne subito universalmente
accolta. Se dunque l'uomo era frutto di un processo evolutivo, allora,
evidentemente, non poteva essere stato creato in un solo istante da una divinità
che, premeditatamente, avesse detto: «Facciamo Adamo a nostra immagine e
somiglianza». Tutti i popoli antichi credevano in dei che erano scesi sulla
Terra e che, quando volevano, potevano tornare in cielo; ma a tutti questi
racconti non era stata mai data alcuna credibilità, poiché fin dall'inizio gli
studiosi li avevano bollati come "miti".
Le testimonianze scritte dell'antico Medio Oriente, tra le quali figura un
gran numero di testi astronomici, parlano chiaramente di un pianeta dal quale
questi astronauti o "dei" erano arrivati sulla Terra. Tuttavia, quando gli
studiosi, negli anni '20, decifrarono e tradussero gli antichi elenchi dei corpi
celesti, i nostri astronomi non conoscevano ancora l'esistenza di Plutone (che
venne localizzato solo nel 1930). Come si poteva pretendere, allora, che
accettassero l'evidenza di un ulteriore membro del nostro sistema solare? Ora,
però, che anche noi, come gli antichi, sappiamo che esistono dei pianeti oltre
Saturno, perché non credere alle antiche testimonianze che ci parlano
dell'esistenza del Dodicesimo Pianeta?
Ora che degli astronauti sono scesi sulla Luna, e che delle navicelle spaziali
sono state inviate a esplorare altri pianeti, non è più impossibile credere che,
in un passato imprecisato, una civiltà sorta su un altro pianeta più avanzato
del nostro sia stata in grado di mandare attraverso lo spazio degli esploratori
sul pianeta Terra.
In verità, alcuni scrittori popolari hanno già avanzato l'ipotesi che certe
costruzioni dell'antichità, come le piramidi o le gigantesche sculture in
pietra, possano essere opera di genti progredite provenienti da un altro
pianeta: sembra infatti alquanto difficile credere che un uomo certamente
primitivo potesse disporre delle necessarie conoscenze tecnologiche. Inoltre,
per fare un altro esempio, come è possibile che la civiltà dei Sumeri sia nata
improvvisamente dal niente, quasi 6.000 anni fa, senza un precursore, un
antecedente? Alcuni autori si sono già posti questi problemi, ma poiché di
solito non ci dicono quando, come e soprattutto da dove questi antichi
astronauti sarebbero venuti, le loro domande, per quanto interessanti, rimangono
speculazioni senza risposta.
Mi ci sono voluti trent'anni di ricerche, in cui sono più volte tornato a
esaminare le fonti antiche, cercando di accettarle letteralmente, per ciò che
davvero esse dicevano, prima di riuscire a ricreare nella mia mente una
ricostruzione cronologica continua e plausibile degli eventi preistorici. Il
Pianeta degli Dei, dunque, cerca di fornire al lettore una narrazione che dia
delle risposte a domande specifiche (quando, come, perché e da dove). Le prove
alle quali farò riferimento sono in primo luogo gli antichi testi e
raffigurazioni artistiche.
Ne Il Pianeta degli Dei ho cercato di decifrare una sofisticata cosmogonia che
spiega, forse proprio come fanno le moderne teorie scientifiche, in che modo il
sistema solare si sia formato, un pianeta "invasore" sia rimasto intrappolato
nell'orbita solare e come si sia arrivati alla formazione della Terra e di altre
parti del sistema solare.
La documentazione che presento ai lettori comprende mappe della sfera celeste
che illustrano il viaggio nello spazio da quel Pianeta, il Dodicesimo, verso la
Terra. Subito dopo spiegherò come i Nefilim abbiano fondato i loro primi
insediamenti sulla Terra; darò un nome ai loro capi e descriverò i loro
rapporti, gli amori, le gelosie, le lotte e i risultati che essi conseguirono;
illustrerò infine la natura della loro "immortalità".
Più di ogni altra cosa, però, Il Pianeta degli Dei intende spiegare i
grandiosi eventi che portarono alla creazione dell'uomo e i metodi estremamente
progrediti con i quali tale impresa fu compiuta.
Il testo tratterà inoltre degli stretti rapporti tra l'uomo e i suoi "signori"
e cercherà di gettare nuova luce sul significato di concetti come il giardino
dell'Eden, la torre di Babele, il Diluvio universale. Infine, illustrerà come
l'uomo, mettendo a frutto i doni biologici e materiali che gli avevano dato i
suoi stessi creatori, finì per costringere i suoi dei a restare per sempre fuori
dalla Terra.
Questo libro insinua l'idea che non siamo soli nel nostro sistema solare.
Eppure esso può accrescere, anziché affievolire, la fede nell'esistenza di
un'entità assoluta e onnipotente: perché, se furono davvero i Nefilim a creare
l'uomo sulla Terra, nel far questo non poterono che adempiere a un più ampio
progetto universale.
Z. SITCHIN
New York, febbraio 1977

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