lunedì 20 agosto 2012

Castel del Monte (Tempio Iniziatico)



Immaginiamo di giungere a Castel del Monte e soffermarci dinanzi al portale principale; esso guarda ad Est (sorgere del Sole agli equinozi di primavera e d’autunno), ma sulle due colonne che fiancheggiano la porta sono accovacciati due leoni, quello di destra guarda verso sinistra, quello di sinistra guarda verso destra, in altre parole i loro occhi sono rivolti verso i punti dell’orizzonte in cui sorge il Sole alle date dei solstizi d’estate e d’inverno. Non dimentichiamo la coincidenza delle date dei solstizi con le festività dei due S. Giovanni, il Battista il 24 giugno e l’Evangelista il 27 dicembre, nonché con le cosiddette porte solstiziali, quella degli uomini e quella degli dei. Il timpano che sovrasta il portone è un triangolo col vertice aperto a 108 gradi come il Delta Luminoso che è all’Oriente del Tempio massonico sul trono del Maestro Venerabile. Ciò rende evidente che il Delta Luminoso affonda le radici nella più remota tradizione. In tale triangolo isoscele infatti è racchiuso il numero d’oro 1,618, detto anche Firma di Dio, rappresentato dal rapporto tra la base del triangolo ed uno dei suoi lati. Nel timpano di Castel del Monte era racchiuso altresì un bassorilievo di cui non si fa menzione in nessuno scritto, ma che s’intuisce osservando le tracce delle evidenti scalpellature operate per rimuoverlo o per distruggerlo. Entriamo nel castello; la prima sala è oggi destinata alla biglietteria e se alziamo gli occhi scorgiamo nella chiave di volta una ghirlanda o corona vegetale. Per uscire nella corte dobbiamo entrare prima nella sala accanto, indi attraversare una porta che si presenta al nostro sguardo arricchita da un fastoso portale. Varchiamo la soglia e dinanzi a noi si presenteranno, sempre nel cortile, altri due portali fastosi, ma se ci voltiamo a guardare il varco dal quale siamo passati constateremo che il portale fastoso che abbiamo attraversato è disadorno dall’altro lato, ossia dal lato che ci lasciamo alle spalle. Il significato di questo primo messaggio è che procedendo nel percorso iniziatico del castello si va verso la bellezza della spiritualità lasciando dietro di noi una profanità disadorna. A conferma di ciò, ossia che procedendo troveremo dinnanzi sempre il bello e lasceremo indietro sempre il brutto, ci sono gli altri due portali affacciati sul cortile che, fastosi dinanzi a noi, dall’altro lato sono disadorni e poveri. Entriamo quindi nel portale a sinistra e ci troveremo nella sala che presenta quale chiave di volta la maschera del Bafometto, simbolo templare, che è un invito alla meditazione. Si passa nella sala a sinistra che reca sul pavimento un tracciato magico. Qui trascrivo per intero quanto scrive Jorg Sabellicus in Magia pratica di circa la disposizione di una sala destinata a pratiche misteriche: «Disegnato al centro della sala un cerchio, lo si racchiude in un doppio quadrato, tracciato a una certa distanza da esso, con gli angoli disposti in direzione dei punti cardinali. La distanza tra i due quadrangoli deve essere di circa quindici centimetri. Intorno ad ogni angolo si deve disegnare un altro doppio circolo... Fuori del circolo è acceso un fuoco di carbone sul quale dovranno bruciare dei profumi». Nella sala in cui siamo entrati c’è il doppio quadrato, gli angoli sono esattamente orientati verso i punti cardinali, vi sono i quattro cerchi agli angoli e v’è il camino per bruciare i profumi. In più, al di fuori dei quadrati v’è un mosaico, oggi ve ne sono solo tracce, che ripete infinite volte il sigillo di Salomone, ossia i due triangoli equilateri sovrapposti, uno col vertice in alto, l’altro in basso e con le significazioni note (vertice in alto: montagna, Sole, fuoco, uomo; vertice in basso: grotta, Luna, acqua, donna) ossia tutta la realtà al di fuori della dimensione magica. In questa sala, al centro, si colloca il mago racchiudendosi in un cerchio che attualmente manca, ma può essere tracciato di volta in volta con la farina dal mago stesso. Nei quattro cerchi agli angoli si collocano gli adepti (il cerchio protegge dalle forze del male), nel camino si bruciano i profumi e il seguito della cerimonia (che è un rito di purificazione) si ignora trattandosi di un rito misterico. L’iniziando, purificato dal rito magico, si reca al piano superiore salendo per la scala a chiocciola che si apre nella torre cui si accede dalla stessa sala. Tale scala gira verso sinistra come la Terra nei suoi moti di rotazione e rivoluzione (ciò sempre per essere in armonia con ìl cosmo secondo una preoccupazione costante degli antichi). La torre è quella collocata esattamente a Sud in contrapposizione al Nord, ossia alla notte, alle tenebre perché l’iniziando compie il suo viaggio verso la luce. La porta è apribile solo dalla parte della torre, ossia chi deve salire deve essere accettato. Alla sommità della scala accade la stessa cosa: per entrare qualcuno deve aprire. Alla sommità della torre vi è una piccola volta sorretta da sei costoloni a loro volta sostenuti da sei telamoni (uomini accovacciati, nudi, con valore simbolico). Tre di essi sono vecchi, tre giovani, tre guardano in alto, tre in basso, tre mostrano il sesso, tre lo celano e qui il simbolismo è evidente: il passato, il futuro, il cielo, la terra, la presenza e l’assenza del seme fecondo. Uno dei sei telamoni ha in bocca due dita, l’indice e il medio della mano sinistra. Nel simbolismo l’indice è la vita, il medio è la morte e la bocca è il fuoco. 2 come dire all’iniziando che la sua vita e la sua morte da quel momento (la scelta della vita iniziatica) dovranno passare per la prova del fuoco. La scala conduce l’iniziando nella sala accanto alla sala principale, quella che affaccia ad Est, dove sorge il Sole, quindi dove nasce la luce, quella luce dello spirito che l’iniziando è venuto a cercare. Da questa sala principale può vedersi (meglio dire poteva vedersi, perché è andato distrutto) attraverso la fìnestra che affaccia nel cortile, esattamente sulla parete di fronte, il bassorilievo che rappresentava una donna vestita alla greca che riceveva l’omaggio di cavalieri. Tale donna è SOPHIA, ossia la conoscenza ed esattamente la conoscenza iniziatica. Nella chiave di volta della sala c’è la testa di un vecchio con la bocca socchiusa e sta a rappresentare il soffio divino. Qui l’iniziando viene iniziato e nella cerimonia, che poteva aver luogo all’alba dell’equinozio, quando il Sole sorgente baciava col suo primo raggio la donna del bassorilievo, una sacerdotessa in carne ed ossa (Sophia) poteva baciare in fronte l’iniziato. Sui sedili che circondano la sala sedevano i partecipanti alla solenne cerimonia. Ora l’iniziato è in grado di capire i simboli che sono nel castello. Egli passa nella sala accanto dove nella chiave di volta vi sono quattro delfini stilizzati, simbolo della rigenerazione dell’anima che giunge nel porto della salvezza attraverso le acque dell’esistenza, quindi ACQUA. Procede nella sala successiva dove la chiave di volta reca quattro testine con la bocca aperta come se soffiassero: ARIA. Nel passare nella sala seguente attraversa una porta che ha un architrave triangolare in cui l’angolo al vertice del triangolo isoscele è aperto a 147 gradi. Questo è l’angolo interno di un endecagono, poligono a undici lati, e l’undici, secondo S. Agostino, è l’unione centrale del cielo (cinque) con la terra (sei). È chiaro il significato della tappa raggiunta dall’iniziato. Tale concetto di raggiunta unione del cielo e della terra è ribadito all’iniziato quand’egli scende al piano terra dalla scala della torre detta del «falconiere» collocata a Nord-Ovest (tramonto del Sole al solstizio d’estate). Qui il voltino della scala ha tre costoloni, due di essi sono sorretti da due teste, una femminile e l’altra maschile. Il terzo costolone non ha più sostegno perché totalmente scalpellato di proposito. Che cosa rappresentava? Quella mensola era tanto scomoda a qualcuno, tanto importante, tanto significativa? Il sospetto è legittimo se si pensa che lo spazio che doveva essere occupato da tale sostegno è per tutta la durata del giorno illuminato da un rettangolo di luce proveniente da una monofora collocata esattamente di fronte. Quindi tra l’uomo e la donna v’era qualcosa che veniva evidenziata dalla luce, quasi indicata. Era per caso l’Androgino, formula arcaica della consistenza di tutti gli attributi nella unità divina e nell’uomo perfetto quale è esistito alle origini e deve diventare nel futuro? Era l’Androgino presentato dalle dottrine gnostiche cristiane come lo stato iniziale che deve essere riconquistato? Era quell’Androgino simbolo di divinità, pienezza, autarchia, fecondità, creazione, unione del celeste col terrestre? Erano, tradotte in pietra, le parole di Tommaso nel Vangelo apocrifo: «E se farete il maschio e la femmina in uno, perché il maschio non sia più maschio e la femmina non sia più femmina, entrerete nel regno dei cieli»? Modo pittoresco di riproporre l’unione centrale del cielo e della terra che S. Agostino aveva, altrettanto pittorescamente, condensato nel numero undici. Al piano inferiore l’iniziato trova in una chiave di volta il fiore di loto ad otto petali simbolo della TERRA (i quattro punti cardinali più i quattro punti solstiziali dove sorge e tramonta il Sole). Segue una chiave di volta che reca un fiore con petali e foglie seghettate come fiammelle: il FUOCO. I quattro elementi sono completi. Da qui l’iniziato si accinge ad uscire nel cortile e, come detto in precedenza, si trova davanti i portali disadorni nel rovescio, sia quello che immette nel cortile, sia quello che dal cortile ammette nella sala antistante l’ingresso principale. E il ritorno verso la profanità disadorna. Una volta fuori dal castello, l’iniziato si volge a guardare il portale principale e ora, che ha imparato a leggere i simboli e ne ha capito il linguaggio «in superioribus», vede il portale nella sua essenza: la stella a cinque punte, concentrato della Firma di Dio, la divina proporzione, ed in essa l’uomo di Agrippa di Nettesheim, ossia l’uomo che attraversa la porta che lo conduce verso la grande avventura dello spirito. Ormai egli è in grado di comprendere anche il significato delle cinque cisterne sulle torri senza una funzione pratica (ACQUA) e dei cinque camini del castello (FUOCO): «Oggi io vi battezzo con l’acqua, ma verrà chi vi battezzerà col fuoco», le parole di Giovanni nel Vangelo di Luca, come dire: nella vita iniziatica non basta più il battesimo dell’acqua, ma occorre il battesimo del fuoco. L’iniziato comprenderà inoltre il significato della stella Vega visibile in cielo al centro del cortile del castello a mezzanotte del solstizio d’estate e quindi della festa di S. Giovanni.




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