Immaginiamo di giungere a
Castel del Monte e soffermarci dinanzi al portale principale; esso
guarda ad Est (sorgere del Sole agli equinozi di primavera e d’autunno),
ma sulle due colonne che fiancheggiano la porta sono accovacciati due
leoni, quello di destra guarda verso sinistra, quello di sinistra guarda
verso destra, in altre parole i loro occhi sono rivolti verso i punti
dell’orizzonte in cui sorge il Sole alle date dei solstizi d’estate e
d’inverno. Non dimentichiamo la coincidenza delle date dei solstizi con
le festività dei due S. Giovanni, il Battista il 24 giugno e
l’Evangelista il 27 dicembre, nonché con le cosiddette porte
solstiziali, quella degli uomini e quella degli dei. Il timpano che
sovrasta il portone è un triangolo col vertice aperto a 108 gradi come
il Delta Luminoso che è all’Oriente del Tempio massonico sul trono del
Maestro Venerabile. Ciò rende evidente che il Delta Luminoso affonda le
radici nella più remota tradizione. In tale triangolo isoscele infatti è
racchiuso il numero d’oro 1,618, detto anche Firma di Dio,
rappresentato dal rapporto tra la base del triangolo ed uno dei suoi
lati. Nel timpano di Castel del Monte era racchiuso altresì un
bassorilievo di cui non si fa menzione in nessuno scritto, ma che
s’intuisce osservando le tracce delle evidenti scalpellature operate per
rimuoverlo o per distruggerlo. Entriamo nel castello; la prima sala è
oggi destinata alla biglietteria e se alziamo gli occhi scorgiamo nella
chiave di volta una ghirlanda o corona vegetale. Per uscire nella corte
dobbiamo entrare prima nella sala accanto, indi attraversare una porta
che si presenta al nostro sguardo arricchita da un fastoso portale.
Varchiamo la soglia e dinanzi a noi si presenteranno, sempre nel
cortile, altri due portali fastosi, ma se ci voltiamo a guardare il
varco dal quale siamo passati constateremo che il portale fastoso che
abbiamo attraversato è disadorno dall’altro lato, ossia dal lato che ci
lasciamo alle spalle. Il significato di questo primo messaggio è che
procedendo nel percorso iniziatico del castello si va verso la bellezza
della spiritualità lasciando dietro di noi una profanità disadorna. A
conferma di ciò, ossia che procedendo troveremo dinnanzi sempre il bello
e lasceremo indietro sempre il brutto, ci sono gli altri due portali
affacciati sul cortile che, fastosi dinanzi a noi, dall’altro lato sono
disadorni e poveri. Entriamo quindi nel portale a sinistra e ci
troveremo nella sala che presenta quale chiave di volta la maschera del
Bafometto, simbolo templare, che è un invito alla meditazione. Si passa
nella sala a sinistra che reca sul pavimento un tracciato magico. Qui
trascrivo per intero quanto scrive Jorg Sabellicus in Magia pratica di
circa la disposizione di una sala destinata a pratiche misteriche:
«Disegnato al centro della sala un cerchio, lo si racchiude in un doppio
quadrato, tracciato a una certa distanza da esso, con gli angoli
disposti in direzione dei punti cardinali. La distanza tra i due
quadrangoli deve essere di circa quindici centimetri. Intorno ad ogni
angolo si deve disegnare un altro doppio circolo... Fuori del circolo è
acceso un fuoco di carbone sul quale dovranno bruciare dei profumi».
Nella sala in cui siamo entrati c’è il doppio quadrato, gli angoli sono
esattamente orientati verso i punti cardinali, vi sono i quattro cerchi
agli angoli e v’è il camino per bruciare i profumi. In più, al di fuori
dei quadrati v’è un mosaico, oggi ve ne sono solo tracce, che ripete
infinite volte il sigillo di Salomone, ossia i due triangoli equilateri
sovrapposti, uno col vertice in alto, l’altro in basso e con le
significazioni note (vertice in alto: montagna, Sole, fuoco, uomo;
vertice in basso: grotta, Luna, acqua, donna) ossia tutta la realtà al
di fuori della dimensione magica. In questa sala, al centro, si colloca
il mago racchiudendosi in un cerchio che attualmente manca, ma può
essere tracciato di volta in volta con la farina dal mago stesso. Nei
quattro cerchi agli angoli si collocano gli adepti (il cerchio protegge
dalle forze del male), nel camino si bruciano i profumi e il seguito
della cerimonia (che è un rito di purificazione) si ignora trattandosi
di un rito misterico. L’iniziando, purificato dal rito magico, si reca
al piano superiore salendo per la scala a chiocciola che si apre nella
torre cui si accede dalla stessa sala. Tale scala gira verso sinistra
come la Terra nei suoi moti di rotazione e rivoluzione (ciò sempre per
essere in armonia con ìl cosmo secondo una preoccupazione costante degli
antichi). La torre è quella collocata esattamente a Sud in
contrapposizione al Nord, ossia alla notte, alle tenebre perché
l’iniziando compie il suo viaggio verso la luce. La porta è apribile
solo dalla parte della torre, ossia chi deve salire deve essere
accettato. Alla sommità della scala accade la stessa cosa: per entrare
qualcuno deve aprire. Alla sommità della torre vi è una piccola volta
sorretta da sei costoloni a loro volta sostenuti da sei telamoni (uomini
accovacciati, nudi, con valore simbolico). Tre di essi sono vecchi, tre
giovani, tre guardano in alto, tre in basso, tre mostrano il sesso, tre
lo celano e qui il simbolismo è evidente: il passato, il futuro, il
cielo, la terra, la presenza e l’assenza del seme fecondo. Uno dei sei
telamoni ha in bocca due dita, l’indice e il medio della mano sinistra.
Nel simbolismo l’indice è la vita, il medio è la morte e la bocca è il
fuoco. 2 come dire all’iniziando che la sua vita e la sua morte da quel
momento (la scelta della vita iniziatica) dovranno passare per la prova
del fuoco. La scala conduce l’iniziando nella sala accanto alla sala
principale, quella che affaccia ad Est, dove sorge il Sole, quindi dove
nasce la luce, quella luce dello spirito che l’iniziando è venuto a
cercare. Da questa sala principale può vedersi (meglio dire poteva
vedersi, perché è andato distrutto) attraverso la fìnestra che affaccia
nel cortile, esattamente sulla parete di fronte, il bassorilievo che
rappresentava una donna vestita alla greca che riceveva l’omaggio di
cavalieri. Tale donna è SOPHIA, ossia la conoscenza ed esattamente la
conoscenza iniziatica. Nella chiave di volta della sala c’è la testa di
un vecchio con la bocca socchiusa e sta a rappresentare il soffio
divino. Qui l’iniziando viene iniziato e nella cerimonia, che poteva
aver luogo all’alba dell’equinozio, quando il Sole sorgente baciava col
suo primo raggio la donna del bassorilievo, una sacerdotessa in carne ed
ossa (Sophia) poteva baciare in fronte l’iniziato. Sui sedili che
circondano la sala sedevano i partecipanti alla solenne cerimonia. Ora
l’iniziato è in grado di capire i simboli che sono nel castello. Egli
passa nella sala accanto dove nella chiave di volta vi sono quattro
delfini stilizzati, simbolo della rigenerazione dell’anima che giunge
nel porto della salvezza attraverso le acque dell’esistenza, quindi
ACQUA. Procede nella sala successiva dove la chiave di volta reca
quattro testine con la bocca aperta come se soffiassero: ARIA. Nel
passare nella sala seguente attraversa una porta che ha un architrave
triangolare in cui l’angolo al vertice del triangolo isoscele è aperto a
147 gradi. Questo è l’angolo interno di un endecagono, poligono a
undici lati, e l’undici, secondo S. Agostino, è l’unione centrale del
cielo (cinque) con la terra (sei). È chiaro il significato della tappa
raggiunta dall’iniziato. Tale concetto di raggiunta unione del cielo e
della terra è ribadito all’iniziato quand’egli scende al piano terra
dalla scala della torre detta del «falconiere» collocata a Nord-Ovest
(tramonto del Sole al solstizio d’estate). Qui il voltino della scala ha
tre costoloni, due di essi sono sorretti da due teste, una femminile e
l’altra maschile. Il terzo costolone non ha più sostegno perché
totalmente scalpellato di proposito. Che cosa rappresentava? Quella
mensola era tanto scomoda a qualcuno, tanto importante, tanto
significativa? Il sospetto è legittimo se si pensa che lo spazio che
doveva essere occupato da tale sostegno è per tutta la durata del giorno
illuminato da un rettangolo di luce proveniente da una monofora
collocata esattamente di fronte. Quindi tra l’uomo e la donna v’era
qualcosa che veniva evidenziata dalla luce, quasi indicata. Era per caso
l’Androgino, formula arcaica della consistenza di tutti gli attributi
nella unità divina e nell’uomo perfetto quale è esistito alle origini e
deve diventare nel futuro? Era l’Androgino presentato dalle dottrine
gnostiche cristiane come lo stato iniziale che deve essere
riconquistato? Era quell’Androgino simbolo di divinità, pienezza,
autarchia, fecondità, creazione, unione del celeste col terrestre?
Erano, tradotte in pietra, le parole di Tommaso nel Vangelo apocrifo: «E
se farete il maschio e la femmina in uno, perché il maschio non sia più
maschio e la femmina non sia più femmina, entrerete nel regno dei
cieli»? Modo pittoresco di riproporre l’unione centrale del cielo e
della terra che S. Agostino aveva, altrettanto pittorescamente,
condensato nel numero undici. Al piano inferiore l’iniziato trova in una
chiave di volta il fiore di loto ad otto petali simbolo della TERRA (i
quattro punti cardinali più i quattro punti solstiziali dove sorge e
tramonta il Sole). Segue una chiave di volta che reca un fiore con
petali e foglie seghettate come fiammelle: il FUOCO. I quattro elementi
sono completi. Da qui l’iniziato si accinge ad uscire nel cortile e,
come detto in precedenza, si trova davanti i portali disadorni nel
rovescio, sia quello che immette nel cortile, sia quello che dal cortile
ammette nella sala antistante l’ingresso principale. E il ritorno verso
la profanità disadorna. Una volta fuori dal castello, l’iniziato si
volge a guardare il portale principale e ora, che ha imparato a leggere i
simboli e ne ha capito il linguaggio «in superioribus», vede il portale
nella sua essenza: la stella a cinque punte, concentrato della Firma di
Dio, la divina proporzione, ed in essa l’uomo di Agrippa di Nettesheim,
ossia l’uomo che attraversa la porta che lo conduce verso la grande
avventura dello spirito. Ormai egli è in grado di comprendere anche il
significato delle cinque cisterne sulle torri senza una funzione pratica
(ACQUA) e dei cinque camini del castello (FUOCO): «Oggi io vi battezzo
con l’acqua, ma verrà chi vi battezzerà col fuoco», le parole di
Giovanni nel Vangelo di Luca, come dire: nella vita iniziatica non basta
più il battesimo dell’acqua, ma occorre il battesimo del fuoco.
L’iniziato comprenderà inoltre il significato della stella Vega visibile
in cielo al centro del cortile del castello a mezzanotte del solstizio
d’estate e quindi della festa di S. Giovanni.
W LA LIBERTA' DI PENSIERO DI UN OPERAIO METALMECCANICO !!! Quando ho fame, mangio. Quando ho sete, bevo. Quando sento di dover dire qualcosa, la dico...
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