"Qual è il dio che, nato in una grotta
d'Oriente, muore a 33 anni, ascende al cielo per risorgere a vita eterna,
creando un culto che si diffonderà nella Roma imperiale?".
Uno che fa?
Spara sicuro: "Gesù Cristo!".
E sbaglia!
Si tratta invece di MITHRA.
MITRA (Persia 2000-1000 a.c.)
MITRA nasce il 25 dicembre da una vergine
MITRA nasce in una grotta riscaldato da un toro
Alla nascita di MITRA assistono dei pastori recanti doni
MITRA ha 12 discepoli
MITRA è un grande maestro e predicatore
MITRA viene anche considerato come: il messia; la via; il pastore di Dio; la verità; il redentore; il salvatore
MITRA promette ai suoi seguaci l'immortalità
MITRA compie numerosi miracoli
MITRA durante la Cena del Signore afferma:"Coloro che non mangiano del mio corpo e non bevono del mio sangue in modo da essere una cosa sola con me ed io con loro non potranno essere salvi"
MITRA sacrifica sè stesso per la pace nel mondo
MITRA muore nel sosltizio di primavera, viene sepolto in una tomba e dopo tre giorni resuscita
Il giorno consacrato a MITRA è la domenica, il giorno del signore
Nel culto di MITRA esistono il battesimo, la benedizione e la confermazione (cresima)
IL CULTO DI MITRA
MITRA è una divinità molto antica, diffusa sia in Persia che in India. Nei decenni antecedenti all'era cristiana era il più popolare e il più diffuso dei culti pagani. Diffuso in tutto l'impero romano dalle armate di Pompeo venne sostenuto e protetto da numerosi imperatori romani. Nell'anno 376 d.c. il 25 dicembre il prefetto di Roma, su ordine dell'imperatore, sopprime il culto di MITRA e consegna il tempio al culto cristiano, sulle rovine viene eretto il vaticano e alcuni sotterranei attuali sono dell'antico complesso del tempio di MITRA. La gerarchia del culto di MITRA è simile a quella attuale della chiesa, con i padri che guidano i fedeli e il capo dei padri era chiamato "Pater Patratus" o anche Pontefice Massimo. Alcuni costumi del culto di MITRA sono stati copiati dai cristiani quali: l'uso dell'acqua santa, il segnarsi in fronte con le dita, la struttura dell'altare, l'ostia.
MITRA nasce il 25 dicembre da una vergine
MITRA nasce in una grotta riscaldato da un toro
Alla nascita di MITRA assistono dei pastori recanti doni
MITRA ha 12 discepoli
MITRA è un grande maestro e predicatore
MITRA viene anche considerato come: il messia; la via; il pastore di Dio; la verità; il redentore; il salvatore
MITRA promette ai suoi seguaci l'immortalità
MITRA compie numerosi miracoli
MITRA durante la Cena del Signore afferma:"Coloro che non mangiano del mio corpo e non bevono del mio sangue in modo da essere una cosa sola con me ed io con loro non potranno essere salvi"
MITRA sacrifica sè stesso per la pace nel mondo
MITRA muore nel sosltizio di primavera, viene sepolto in una tomba e dopo tre giorni resuscita
Il giorno consacrato a MITRA è la domenica, il giorno del signore
Nel culto di MITRA esistono il battesimo, la benedizione e la confermazione (cresima)
IL CULTO DI MITRA
MITRA è una divinità molto antica, diffusa sia in Persia che in India. Nei decenni antecedenti all'era cristiana era il più popolare e il più diffuso dei culti pagani. Diffuso in tutto l'impero romano dalle armate di Pompeo venne sostenuto e protetto da numerosi imperatori romani. Nell'anno 376 d.c. il 25 dicembre il prefetto di Roma, su ordine dell'imperatore, sopprime il culto di MITRA e consegna il tempio al culto cristiano, sulle rovine viene eretto il vaticano e alcuni sotterranei attuali sono dell'antico complesso del tempio di MITRA. La gerarchia del culto di MITRA è simile a quella attuale della chiesa, con i padri che guidano i fedeli e il capo dei padri era chiamato "Pater Patratus" o anche Pontefice Massimo. Alcuni costumi del culto di MITRA sono stati copiati dai cristiani quali: l'uso dell'acqua santa, il segnarsi in fronte con le dita, la struttura dell'altare, l'ostia.
VISIONE APOCALITTICA O COSTRUZIONE DI UN MITO?
Gli apocalittici sono vissuti in ogni
epoca storica, ma il Medio Oriente - misero, rassegnato
e soggiogato dai romani - costituì il terreno di coltura per numerosi profeti
di sventura, che, sostenuti per qualche tempo dal favore
popolare, finirono per convincersi di essere dotati di una
natura divina, di poter compiere ogni sorta di miracoli e
di essere predestinati a salvare l'umanità.
Venti secoli fa si aggiravano infatti per la Palestina
centinaia di curiosi personaggi, una sorta di stregoni che,
con gli occhi spiritati, la voce ispirata e un atteggiamento
ieratico, promettevano ai loro seguaci il riscatto dai loro
peccati e il dono della vita eterna, alla sola condizione
che avessero abbandonato le loro famiglie e abbracciato le
loro idee.
Il personaggio che nei vangeli viene
denominato Gesù era
uno di questi o, più probabilmente, questo nome è una
metafora, utilizzata per sintetizzare il loro pensiero. In
ogni caso non è questo il punto in discussione.
Per provare la validità di questo assunto,
basta riflettere sulla ambiguità delle sue risposte,
sui
giochi di parole dietro cui si nasconde, quando si trova in una situazione
imbarazzante, e sul delirio da cui viene colto, quando scaccia i diavoli dal
corpo dei posseduti, quando vede Satana che gli piomba addosso dal cielo, quando
si sente spiato da bestie selvagge, quando maledice un albero senza frutti,
quando prende a nerbate i mercanti nel Tempio e poi minaccia di distruggerlo,
vantandosi di essere in grado di ricostruirlo in tre giorni, o quando accusa
gli abitanti di Gerusalemme di tramare contro di lui.
Questo personaggio non ha nulla a che
vedere con il figlio di dio nato da una vergine e asceso
in cielo di cui parlano i credenti. Questo infatti è solo
un mito scaturito dall'esigenza di credere in un semidio
capace di risolvere i problemi di un popolo che cominciava
a prendere coscienza dei suoi limiti e costruito nel corso
dei secoli attraverso la sovrapposizione di antiche credenze,
interpolazioni dottrrinarie e leggende tramandate da una
generazione all'altra.
La favola di Gesù che riscatta i nostri peccati è la
più grande allucinazione collettiva di tutti i tempi,
una tragedia immane che ha distrutto il mondo classico proprio
quando aveva raggiunto il suo acme nel campo della letteratura,
dell'arte, della filosofia o della libertà di pensiero
e ha portato nella nostra vita l'oppressione, il dispotismo
e la sofferenza.
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