Voyeurismo, piacere e perversione del guardare
Chi è che non si è mai fermato ad ascoltare un litigio tra due persone per strada o non ha mai spiato qualcuno dal buco della serratura? L’uomo è di natura un voyeurista nel senso che ama guardare, essere spettatore spinto dalla curiosità e dal desiderio di scoprire l’ignoto. L’arte in genere si basa in gran parte sul concetto di voyeurismo: l’opera d’arte va guardata e assaporata con lo sguardo.
Lo sguardo è una delle prime forme di comunicazione e di reciprocità, che permette al bambino, rispecchiandosi nello sguardo della madre, di riconoscersi e di percepirsi. Il termine voyeurismo deriva dal francese voyeur che significa “chi guarda”. Il voyeurista si eccita guardando di solito persone sconosciute in situazioni d’intimità, come per esempio quando sono nude, intente a spogliarsi o impegnate in attività sessuali. La semplice visione genera eccitazione fino al raggiungimento dell’orgasmo che può avvenire anche successivamente all’atto voyeuristico, grazie al ricordo dello stesso. Si tratta quindi di una vera e propria forma di autoerotismo.
Tali atteggiamenti allontanano la possibilità di una relazione con l’altro che richiederebbe impegno e responsabilità, venendo a mancare la reciprocità, caratteristica fondante dell’amore. Come per le altre
parafilie, il voyeurismo assume carattere di patologia quando i comportamenti diventano pervasivi nella vita del soggetto, provocando un disagio significativo nell’area sociale e lavorativa. Secondo Sigmund Freud, il voyeurista si difende dall’angoscia regredendo a forme di sessualità infantili.
Tali atteggiamenti allontanano la possibilità di una relazione con l’altro che richiederebbe impegno e responsabilità, venendo a mancare la reciprocità, caratteristica fondante dell’amore. Come per le altre
parafilie, il voyeurismo assume carattere di patologia quando i comportamenti diventano pervasivi nella vita del soggetto, provocando un disagio significativo nell’area sociale e lavorativa. Secondo Sigmund Freud, il voyeurista si difende dall’angoscia regredendo a forme di sessualità infantili.
Otto Fenichel ritiene che il voyeurismo risalga ad una fissazione inconscia al momento in cui il soggetto, da bambino, ha visto o sentito per la prima volta i propri genitori avere un rapporto sessuale. Si tratterebbe quindi di una riattualizzazione dell’evento traumatico vissuto dal soggetto che si è sentito escluso dalla cosiddetta “scena primaria”; in questo modo è possibile padroneggiare un trauma vissuto passivamente. Per la psicologia del Sé l’attività sessuale o fantasia sessuale può aiutare a sentirsi vivi e integri quando si è minacciati dall’abbandono o dalla separazione.
Se clikkate per poter vedere il video dell'attentato in Nuova Zelanda,
vuol dire che siete voyeur !!!
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