giovedì 24 dicembre 2020

LA FAVOLA DEL 25 DICEMBRE


LA FAVOLA DEL 25 DICEMBRE

In questi giorni in cui da ogni parte ci sentiamo augurare «Buon Natale», occorre precisare ancora una volta che il Natale cristiano è una rivisitazione (o, meglio: uno scippo) di altre, precedenti tradizioni, nelle quali popoli diversi celebravano il solstizio d’inverno, quel particolare momento astronomico in cui il sole termina la sua apparente discesa, per poi riprendere la risalita che lo porterà a splendere alto nel cielo della bella stagione.

Il solstizio d’inverno, dunque, è LA FESTA DELLA LUCE CHE RITORNA e proprio per questo motivo, molte figure divine o grandi illuminati sono stati fatti simbolicamente nascere il 25 dicembre: “Gesù” è stato l’ultimo cui è toccata questa sorte.

La data del natale cristiano al 25 dicembre ha avuto una genesi articolata, che si è dipanata tra il IV e il VI secolo. In realtà, ne parlò già nel III secolo Ippolito Romano (primo antipapa della Chiesa, poi riconciliatosi con il collega Ponziano, martirizzato insieme a lui e per questo proclamato santo) il quale, essendo originario dell’Asia, conosceva le leggende degli dèi e dei grandi illuminati, tutti nati simbolicamente il 25 dicembre.

È comunque certo che almeno nei primi due secoli (e alcuni autori affermano: anche oltre) la data della nascita del Messia veniva celebrata in giorni diversi nelle varie comunità, in Oriente e in Occidente, nei mesi di aprile, maggio o novembre.

Solo nel IV secolo – dopo l’editto di Costantino – in Occidente si iniziò a festeggiare il Natale del Signore il 25 dicembre: alla Chiesa cristiana, libera dalle persecuzioni, serviva cancellare i Saturnali, la festa del Sol Invictus e tutte le altre celebrazioni pagane che cadevano nel periodo del solstizio d’inverno. Ma il clima poteva cambiare da un momento all’altro (infatti in alcune zone dell’Impero le persecuzioni ripresero) e il calendario liturgico circolò quasi solo all’interno della comunità cristiana.
Nel 380 Teodosio mise fuori legge il paganesimo e dichiarò quella cristiana “religione di Stato”. I cristiani – velocemente trasformatisi da perseguitati in persecutori – si dedicarono, allora, a distruggere con ferocia ogni più piccolo ricordo degli altri culti, sovrapponendo i loro riti e le loro figure sacre alle celebrazioni e agli dèi e dee pagani: dovettero inventarsi di tutto e di e di più per sostituire un Pantheon decisamente affollato.

Il 25 dicembre rimase come data della nascita di Cristo nel calendario liturgico, ma non tutte le diocesi la riconobbero. Ebbe la sua definitiva consacrazione nel VI secolo, quando Dionigi il piccolo, incaricato dal notaio pontificio Bonifazio di stabilire una data univoca per la Pasqua, si inventò l’era cristiana, introducendo la datazione a.C./d.C., dando vita a quello che sarebbe diventato non solo il calendario della Chiesa, ma di quasi tutto il mondo. Le fonti utilizzate da Dionigi per stabilire l’anno della nascita di Cristo furono i vangeli e altri pochi documenti storici: cadde in errore, stabilendo che l’anno 1 fosse quello che iniziava (non si sa perché) sette giorni dopo il 25 dicembre del 753 a.U.c. (ab Urbe condita, dalla fondazione di Roma): non poteva certamente chiamarlo “anno zero”, poiché lo zero matematico sarebbe stato introdotto in Occidente solo nel XIII secolo. Da quel momento, la data ufficiale del Natale divenne, a tutti gli effetti, il 25 dicembre dell’anno 1.

fonte :  https://www.facebook.com/259669857480639/posts/3588263471287911

 

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