lunedì 6 novembre 2023

"Cento domeniche" un film diretto e interpretato da Antonio Albanese


Il nuovo film “Cento domeniche” è stato presentato alla Festa di Roma.

Ecco il trailer:


“Ho voluto raccontare un mondo di persone oneste, che sostengono questo Paese ma è stato accantonato”.

La classe operaia in paradiso non c’è andata, ma almeno si riaffaccia al cinema.

Antonio Albanese: “Dalla parte degli operai dimenticati dalla politica”.

“È un racconto del mondo operaio, un pianeta che dobbiamo cominciare a notare e guardare, ci dobbiamo aiutare”. Commenta così Antonio Albanese la necessità sua e del collega attore Michele Riondino divenuto regista con Palazzina Laf, di fare un film sul mondo del lavoro e denunciarne le ingiustizie, i tradimenti.  Le cento domeniche sono quelle in cui si narra che un altro operaio abbia costruito pazientemente la propria casa con i propri risparmi e l’impegno costante di una vita tranquilla, faticosa ma onesta. Da ex operaio metalmeccanico, Antonio Albanese racconta una storia ambientata in un mondo di cui ha fatto orgogliosamente parte, nei luoghi che gli hanno dato i natali per mostrarne un’amara universalità e per mettere in luce quelle che lui stesso ha definito “storie di ordinaria avidità, che hanno travolto le esistenze di centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori su e giù per la penisola”. 

fonte: https://www.unita.it/2023/10/26/antonio-albanese-racconta-cento-domeniche-che-miseria-litalia-avida-che-frega-i-lavoratori/

Un film il cui protagonista poteva essere lei, visto il suo passato di operaio.
Vengo da quel mondo, ho fatto il metalmeccanico per sei anni e non sono pochi, lo dico con orgoglio. Poi ho scoperto il mondo del teatro che mi ha colpito. Ho lasciato il certo per l’incerto e con l’arrivo a Milano ho avuto la fortuna di entrare in accademia. Poi la passione e anche il bisogno mi hanno avvicinato alla comicità, una forma d’arte tra le più elevate in assoluto e ho cominciato così. Ma non ho mai dimenticato il mio mondo, il mio paesello (Olginate, ndr) che continuo a frequentare e dove ho cari amici. Con Piero Guerrera, mio co-sceneggiatore che sa quanto amo quel mondo, ci siamo avvicinati a queste storie. E sì, potevo essere io il protagonista, poiché per età, per crisi del lavoro, sarei potuto andare in prepensionamento e trovarmi anche io nella situazione di Antonio nel film. Non perché io sia ingenuo ma perché mi fido degli altri. Volevo rappresentare questa tragedia e un tema poco rappresentato soprattutto nel mondo operaio, che ci sostiene da sempre. Da spettatore mi sono detto che desideravo vedere questa storia. Con grandi attori, tecnici stupendi e grande impegno, ci siamo convinti di poter raccontare una verità. Questo è un film necessario perché racconta un’ingiustizia che non va dimenticata.

 

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