giovedì 19 settembre 2024

Non Siete Stato Voi (Caparezza)


Non siete Stato voi che parlate di libertàCome si parla di una notte brava dentro i lupanariNon siete Stato voiChe trascinate la nazione dentro il buio ma vi divertite a fare i luminariNon siete Stato voiChe siete uomini di polso forse perché circondati da una manica di idiotiNon siete Stato voiChe sventolate il tricolore come in curva e tanto basta per sentirvi patriotiNon siete Stato voiNel il vostro parlamento di idolatri pronti a tutto per ricevere un'udienzaNon siete Stato voiChe comprate voti con la propaganda ma non ne pagate mai la conseguenzaNon siete Stato voiChe stringete tra le dita il rosario dei sondaggi sperando che vi rinfranchiNon siete Stato voiChe risolvete il dramma dei disoccupati andando nei salotti a fare i saltimbanchi
Non siete Stato voiNon siete Stato... voiNon siete Stato voiNon siete Stato... voi
Non siete Stato voiUomini boia con la divisa che ammazzate di percosse i detenutiNon siete Stato voiCon gli anfibi sulle facce disarmate prese a calci come sacchi di rifiutiNon siete Stato voiChe mandate i vostri figli al fronte come una carogna da una iena che la spolpaNon siete Stato voiChe rimboccate le bandiere sulle barePer addormentare ogni senso di colpa
Non siete Stato voiMaledetti forcaioli impreparati sempre in cerca di un nemico per la lottaNon siete Stato voiChe brucereste come streghe gli immigrati salvo venerare quello nella grottaNon siete Stato voiCol busto del duce sugli scrittoiE la costituzione sotto i piediNon siete Stato voiChe meritereste d'essere estripati come la malerba dalle vostre sedi
Non siete Stato voiNon siete Stato... voiNon siete Stato voiNon siete Stato... voi
Non siete Stato voiChe brindate con il sangue di chi tenta di far luce sulle vostre vite oscureNon siete Stato voiChe vorreste dare voce a quotidiani di partito muti come sepolture
Non siete Stato voiChe fate leggi su misuraCome un paio di mutande a seconda dei genitaliNon siete Stato voiChe trattate chi vi criticaCome un randagio a cui tagliare le corde vocaliNon siete Stato voiServi, che avete noleggiatoCostumi da sovrani con soldi immeritatiSiete voiConfratelli di una loggia che poggiaSul valore dei privilegiatiCome voiChe i mafiosi li chiamate eroi e che il corrotto lo chiamate pioE ciascuno di voiImplicato in ogni sorta di reato fissa il magistrato e poi giura su Dio
"Non sono stato io""Non sono stato io""Non sono stato io""Non sono stato io"
 
 

mercoledì 18 settembre 2024

I sindacati hanno la loro parte di responsabilità

 

Il Sindacato è un uragano denso

di voci flebili e sottili

alle sue raffiche crollano i fortilizi del nemico.

La sciagura è sull’ uomo solitario,

la sciagura è nell’ uomo quando è solo.

L’ uomo solo

non è un invincibile guerriero.

Di lui ha ragione il più forte

anche da solo,

hanno ragione i deboli

se si mettono in due.

Ma quando

dentro il Sindacato si uniscono i deboli

di tutta la terra

arrenditi, nemico, muori e giaci.

Il Sindacato è una mano che ha milioni di dita

strette in un unico pugno.

 L’ uomo ch’ è solo

è una facile preda,

anche se vale

non alzerà una semplice trave,

ne tanto meno una casa a cinque piani.

Ma il Sindacato è milioni di spalle,

spalle vicine le une alle altre

e queste portano al cielo

le costruzioni del comunismo.

il Sindacato è la spina dorsale

della classe operaia.

Il Sindacato è l’immortalità

del nostro lavoro.

Il Sindacato è l’unica cosa che non tradisce

Non rinchiuderti, Sindacato, nelle tue stanze,

resta amico dei ragazzi di strada.

 

La poesia originale di Vladimir Majakovskij dove la parola “Sindacato” è invece “Partito”.

 


 

giovedì 12 settembre 2024

Non sono Ateo sono Agnostico

 
 
Il termine agnostico si riferisce a una persona che crede che l'esistenza o la non esistenza di una divinità, o di verità ultime riguardanti l'universo, non può essere conosciuta o è attualmente sconosciuta. Gli agnostici sostengono che le questioni divine o metafisiche siano oltre la comprensione umana o che manchino prove sufficienti per trarre conclusioni definitive.

L'agnosticismo si differenzia dall'ateismo, che è la negazione dell'esistenza di una divinità, e dal teismo, che è la credenza in una o più divinità.


Ecco alcuni dei più celebri agnostici della storia:

1. Charles Darwin – Lo scienziato inglese che ha formulato la teoria dell'evoluzione. Sebbene inizialmente religioso, in seguito si è definito agnostico, soprattutto per via delle sue riflessioni scientifiche e delle sue difficoltà nel conciliare la religione con le sue scoperte.

2. Thomas Huxley – Biologo inglese, fu proprio lui a coniare il termine "agnostico" nel 1869. Huxley era un sostenitore della scienza e del metodo empirico e riteneva che le questioni relative all'esistenza di Dio non potessero essere risolte.

3. Albert Einstein – Il fisico teorico tedesco, noto per la teoria della relatività, ha espresso opinioni agnostiche riguardo alla religione, pur avendo una profonda ammirazione per il "mistero" dell'universo e per ciò che chiamava il "Dio di Spinoza", che identificava la divinità con le leggi della natura.

4. Bertrand Russell – Filosofo e matematico britannico, autore del famoso saggio Perché non sono cristiano. Russell si definiva agnostico, pur tendendo verso un atteggiamento di scetticismo e critica verso le religioni tradizionali.

5. Carl Sagan – Astronomo e divulgatore scientifico statunitense, Sagan ha mantenuto una posizione agnostica, sostenendo che non ci fossero prove sufficienti per affermare l'esistenza di Dio, ma anche che l'assenza di prove non fosse sufficiente per negarlo completamente.

6. Stephen Hawking – Fisico e cosmologo britannico, autore del famoso libro A Brief History of Time. Anche se a volte definito ateo, Hawking ha espresso posizioni più vicine all'agnosticismo riguardo alla questione dell'esistenza di Dio, sostenendo che l'universo potesse essere spiegato senza bisogno di una divinità creatrice.

Queste figure hanno in comune un approccio scientifico e filosofico che cerca di distinguere ciò che si può conoscere con certezza da ciò che rimane al di fuori del campo della conoscenza umana.
 
 

martedì 3 settembre 2024

Sbattezzo = Apostasia

 

L’APOSTASIA

Lo sbattezzo, visto dalla parte della Chiesa, si chiama apostasìa. Se da un punto di vista dottrinale è un peccato mortale, per il diritto penale della Chiesa, applicabile a tutti i battezzati, rappresenta invece un «delitto» (Codice di diritto canonico, can. 1041).

Ne consegue che, per la Chiesa cattolica, chi si proclama ateo e agnostico, anche se non si sbattezza, è da considerarsi un apostata, e pertanto soggetto alla scomunica latae sententiae (can. 1364), un tipo di provvedimento canonico che si applica automaticamente, anche se la Chiesa non è al corrente del “delitto” commesso (lo stesso provvedimento comminato dal codice, per esempio, alla fattispecie di aborto volontario).

Le conseguenze dell’apostasia e della relativa scomunica sono:

  • esclusione dai sacramenti;
  • privazione delle esequie ecclesiastiche in assenza di segni di pentimento;
  • esclusione dall’incarico di padrino o madrina per battesimo e confermazione;
  • necessità della licenza del vescovo per l’ammissione al matrimonio canonico.

Il sito web sbattezzati.it riporta una mappa di sbattezzi avvenuti, con l’immagine dei documenti di conferma di avvenuta annotazione ricevuti dal parroco o dalla curia.

fonte : https://www.uaar.it/laicita/sbattezzo/

 

I motivi per sbattezzarsi:

 

1. Per coerenza

Lo sbattezzo è un gesto importante principalmente sul piano politico e simbolico, poiché, lo abbiamo appena visto, ha davvero poche implicazioni materiali ed economiche. Si tratta dunque in primis di una rivendicazione di coerenza: se non si è più cattolici, perché continuare formalmente ad esserlo, lasciando che il nostro nome rientri ancora nei conteggi ufficiali della Chiesa Cattolica? Del resto, basta una raccomandata…

Ma lo sbattezzo è anche, da un punto di vista per così dire esistenziale, il coronamento formale di un percorso di vita diverso da persona a persona, al contrario del battesimo che invece viene imposto a tutti nello stesso identico modo, come se si trattasse di un atto dovuto, di una formalità burocratica, di un passaggio obbligato. Lo sbattezzo, al contrario, non è affatto un passaggio obbligato, per nessuno e in nessun luogo: è il singolo non credente a decidere se, quando e perché farlo.

2. Come rivendicazione di autonomia

Proprio per quanto appena detto lo sbattezzo va inteso anche come una rivendicazione di autonomia individuale. Autonomia nel senso pieno della parola: l’articolo 1269 del Catechismo della Chiesa Cattolica afferma infatti che “il battezzato non appartiene più a se stesso” ed è chiamato “ad essere «obbediente» e «sottomesso» ai capi della Chiesa”. Lo sbattezzo è, in quest’ottica, un modo per ribadire la propria autonomia nei confronti del paternalismo ecclesiastico – e si ripensi qui en passant alla sentenza della Corte d’Appello di Firenze citata in apertura.

Ancora più concretamente, lo sbattezzo è la riaffermazione di quella libertà di autodeterminazione che i nostri genitori, nel bene e nel male, ci hanno negato al momento del battesimo, senza chiederci se volevamo davvero farlo — e del resto come avremmo potuto rispondere?

Da questo punto di vista è molto interessante la posizione degli anabattisti (in greco, “coloro che ribattezzano”), i quali, considerando nullo il battesimo dei neonati per gli stessi motivi appena citati, si battezzano nuovamente da adulti — anche se per loro si tratta del primo vero battesimo, l’unico davvero valido. Lo sbattezzo è, per quanto agli antipodi, la stessa cosa, ovvero la cosciente riaffermazione della propria capacità di scelta laddove i nostri genitori l’avevano fatto per noi — essi stessi scegliendo sotto la pressione di nonni, zii, preti e quant’altro.

3. Come gesto politico

Sancire ufficialmente la propria non appartenenza all’istituzione denominata «Chiesa Cattolica Apostolica Romana» è un atto politicamente rilevante in un paese come il nostro, nel quale la Chiesa amministra un enorme potere politico-economico che le permette, più o meno occultamente, di dirottare l’agenda politica italiana ogni qualvolta si tenti di legiferare su temi scomodi al Vaticano — testamento biologico, fine-vita, aborto, diritti riproduttivi, unioni civili, etc.

Sbattezzarsi significa, da questo punto di vista, mandare un segnale inequivocabile alla Chiesa Cattolica e alla politica italiana, specialmente se il numero degli sbattezzati è effettivamente alto. Si pensi a tal riguardo a cosa accadde sempre in Germania nel 2013, quando, in segno di protesta, circa 120mila cattolici si sbattezzarono in un anno, a seguito di una lunga serie di scandali che coinvolsero preti pedofili e spendaccioni.

4. Per affermare che un’alternativa esiste

In Italia meno di un cattolico su quattro è praticante, eppure più del 90% della popolazione è battezzata. La causa di questo sfasamento va ricercata nella tendenza conformista di quegli italiani che battezzano i propri figli non per convinzione, ma per mera tradizione — per far contenti i familiari, o perché impauriti che i propri figli possano “sentirsi esclusi” dalle attività di gruppo, a scuola, al catechismo, etc.

Lo sbattezzo è invece un gesto anticonformista, coerente e risoluto, che si pone in netto contrasto con l’asfissiante tradizione cattolica, da molti considerata inscalfibile. È soltanto a partire da “piccoli gesti anticonformisti” come questo che, nel lungo periodo, le cose potranno cambiare. Ma l’importante è cominciare da qualche parte. Lo sbattezzo può essere a tal riguardo un ottimo punto di partenza.

5. In nome di chi non può farlo

Ci si può sbattezzare, infine, per esprimere solidarietà a tutte quelle persone che nel mondo non possono fare altrettanto. Coloro che, per intenderci, non possono lasciare la propria religione e dichiararsi pubblicamente atei senza venir perseguitati nei modi più cruenti. Ancora oggi, infatti, in 13 paesi l’apostasia è punita con la pena di morte, mentre in più di 40 con la prigionia. Per quanto possa sembrare idealistico, è forse questo il significato più nobile dello sbattezzo. Sbattezzarsi oggi, in Italia e in ogni altro paese dove sia legalmente consentito, significa rivendicare un diritto umano fondamentale, altrove calpestato: quello alla libertà di religione, che comprende il diritto a non averne alcuna.

Noi cittadini italiani possiamo scegliere liberamente se, come, quando e perché abbandonare una religione. Molte persone nel mondo non dispongono di questa libertà elementare. Se siete ancora indecisi sul da farsi, ponderate la vostra scelta tenendo a mente questa piccola massima: se loro non possono, noi dobbiamo.

Giovanni Gaetani

fonte:  https://blog.uaar.it/2017/10/25/sbattezzo-motivi-per-farlo-per-non-farlo/

 

 

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