Sono un operaio metalmeccanico e venerdì 18 ottobre 2024 parteciperò allo sciopero, soprattutto perché noi operai del settore siamo diventati invisibili. Lo sciopero è rimasto la nostra unica forma di protesta, ma io lo considero l’unico mezzo che ci permette di farci sentire e vedere.
Nella zona industriale di Bari la crisi è profonda, e non riguarda solo il settore automotive. La mia azienda, per esempio, non produce solo componenti per auto, ma anche per il movimento terra. Le guerre in corso in diverse parti del mondo non fanno che peggiorare la situazione.
Ma ci chiediamo: davvero si pensa che la transizione ecologica sia un bene per tutti? Davvero si crede che un'auto elettrica non inquini? L'Unione Europea ha confermato lo stop alla vendita di veicoli alimentati a benzina, diesel e biocarburanti a partire dal 2035. Ma siamo sicuri che solo l'Europa inquini? Che dire della Cina? Degli Stati Uniti? Dell'Asia? Noi europei ridurremo le nostre emissioni, ma il resto del pianeta continuerà a inquinare?
Dati scientifici dimostrano che non riusciremo mai a produrre abbastanza energia elettrica per alimentare tutte le auto elettriche nel mondo. Il futuro del settore automotive deve passare attraverso una transizione ben governata, che non sia solo energetica, ma anche sociale e occupazionale. È fondamentale tutelare i diritti dei lavoratori e preservare i livelli occupazionali.
Il settore metalmeccanico si trova in una situazione delicata e il rinnovo del contratto nazionale è cruciale per dare risposte concrete ai lavoratori. Servono aumenti salariali significativi e una riduzione dell'orario di lavoro, per bilanciare meglio i tempi di vita e di lavoro.
Gli effetti negativi che vediamo oggi nel settore auto in Italia non sono una diretta conseguenza della transizione verso l'elettrico, ma delle scelte mancate da parte dei Governi. La scadenza del 2035 è stata concordata da tutti gli Stati europei, e ora si parla di fare un passo indietro. Questa confusione sta uccidendo l'intera filiera, con il rischio di perdere decine di migliaia di posti di lavoro.
Lo sciopero del 18 ottobre sarà un momento decisivo: o si cambia rotta, o si va incontro a un disastro. E noi non possiamo permetterlo.
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