mercoledì 23 agosto 2023

IL MONDO AL CONTRARIO di ROBERTO VANNACCI

 Roberto Vannacci: un mondo o un generale al contrario? - Matrice Digitale

Inizio col dire, che per me la censura è una forma di violenza, tutti hanno diritto di dire e scrivere qualsiasi cosa. Nell'assurdo anche il libro di Adolf Hitler, andrebbe ristampato e distribuito, Mein Kampf - La mia battaglia. Io a casa, ho "addirittura" una copia del libro "Il manifesto" di Unabomber. La società industriale e il suo futuro di Theodore John Kaczynski. Considerato un genio della matematica, abbandonò la sua carriera accademica per seguire uno stile di vita primitivo. 
Un libro che espone la visione della società, un Manifesto profetico. Avanti nel leggere i tempi che stiamo vivendo. Tempi assolutamente disumanizzanti e consegnati totalmente al dominio delle "macchina" e a breve della AI. Da giorni “Il Mondo al contrario”, il libro auto-pubblicato del generale Roberto Vannacci, primo in classifica su Amazon, sta dividendo la politica (in particolare il centro-destra al Governo), e non solo ovviamente. E qui è tornata la censura, dove librerie dichiarano di non voler vendere il discusso volume, in cui l’autore “si scaglia contro la ‘dittatura delle minoranze’ con un linguaggio triviale e sessista”. Qualcuno finalmente dice le cose come stanno, ma molti lo contestano, forse perchè hanno paura? Premesso che ho letto solo una parte del libro, quello che si evince in modo palese, è una descrizione nuda e cruda della realtà che viviamo oggi. 
Viene messo a nudo un sistema completamente malato e drogato, in cui le regole del buon senso non hanno più posto e si sta cercando di far perdere ogni senso di appartenenza identitaria, di origine, di ciò che effettivamente è opportuno o meno. Certamente, nel suo contenuto, rispecchia il pensiero della stragrande maggioranza della popolazione, stanca di essere depredata di origini, tradizioni, educazione e diritti che dovrebbero essere più che scontati. Non necessariamente si deve essere d'accordo con tutto quello che è scritto in questo libro, io detesto la CENSURA e le imposizioni arbitrarie del "politicamente corretto"!
Il Generale è uomo che ha mostrato il suo valore in molti campi di battaglia. Ma soprattutto ha mostrato il suo grandissimo valore morale sacrificando la sua carriera per proteggere il suo Personale, denunciando e testimoniando contro i Vertici dello Stato Maggiore per i danni causati ai militari sull'Uranio impoverito!
Solo per questo merita grande rispetto, come Generale e come uomo integerrimo, e soprattutto merita il diritto sacrosanto (garantito dalla Costituzione) di esprimere le proprie opinioni sociali e politiche, se esse non costituiscono reato!

Chi non ritiene valide le sue opinioni basta che non compri il libro. 
 
Breve stralcio: "Il Buonsenso rappresenta il concetto centrale di questa pubblicazione. La prima domanda che l’avventore si potrebbe porre incrociando con lo sguardo il titolo del libro è: “Al contrario di cosa?”. Del Buonsenso, del sentire comune, della tanto odiata “normalità” che si oppone all’ormai estrema percezione soggettiva del giudizio e della realtà. La parola normalità ha addirittura assunto un’accezione negativa, un significato “esclusivo”, ovvero che esclude tutto ciò che normale non può essere considerato proprio perché, se tutto dipende da me – e solo da me – perché dovrei essere soggetto ai canoni di normalità e ai parametri del buonsenso?" Il riferirsi a sé stessi è una delle caratteristiche dei tempi moderni che ha mosso i suoi primi timidi passi, probabilmente, da quando Cartesio ha pronunciato il fatidico anatema “Cogito ergo sum”. Da allora, in un crescendo sempre più incalzante, ci siamo abituati a riferire ogni sfaccettatura della realtà alle nostre percezioni e ai nostri
pensieri. Non che questo approccio sia errato o criticabile, anzi, ha indubbiamente supportato e favorito il progresso, l’evoluzione e lo sviluppo del senso critico, ma diventa difficile da sostenere quando ci riferiamo solo e unicamente a noi stessi senza tener conto di alcun altro, di quelli che ci hanno preceduto, della società, della maggioranza e mettiamo in dubbio anche quello che dovrebbe essere ormai palesemente considerato come acquisito. Ecco, allora, che la terra ritorna a essere piatta, che la NASA ha inscenato un teatrino spaziale per farci credere che l’uomo abbia passeggiato sul suolo lunare, che i vaccini diventano vettori per microchip al fine di controllare in senso orwelliano la nostra esistenza, che il virus del Covid non esiste, che i galli, ogni tanto, fanno le uova e che non conta se sono un uomo barbuto, muscoloso e dalla pelle olivastra, ma se mi percepisco come una donna bionda, esile e bisognosa di protezione tutti mi devono raffigurare in tale maniera ed, in primis, i miei documenti d’identità! E guai a escludere qualcuno!
L’esclusione diventa un’offesa perseguibile per legge. Per cui, mettere in dubbio quello che un soggetto, anche faziosamente, percepisce come realtà, soprattutto se si fa riferimento ad alcuni temi tanto cari alla società moderna come il sesso, l’etnia, l’obesità e il merito, non denota solo più un’eventuale scarsa sensibilità e tatto ma diventa al limite del legittimo. Quando la criminalizzazione del dissenso e la limitazione della libertà di espressione delle proprie opinioni non riescono in termini giuridici allora la censura avviene tramite i mezzi d’informazione che, sostituendosi arbitrariamente all’ordine costituito oscurano,
disturbano, purgano ogni locuzione considerata sconveniente. I social media hanno iniziato questa tirannica tendenza con Facebook, ormai attivissimo nella sospensione dei profili scomodi, e Twitter, che banna Trump: nientepopodimeno che il presidente degli Stati Uniti d’America. Ma in ogni settore la metodologia è applicata con certosina precisione: la correttezza ideologica viene sorvegliata continuamente e laddove si intravede un seppur minimo margine di violazione si interviene con censure e con liste di proscrizione che individuano, per esempio, i putiniani da mettere a tacere, i negazionisti del modello green da schernire, gli antisistema contrari all’immigrazione incontrollata da bollare come omofobi e razzisti, i difensori della famiglia tradizionale da trattare come retrogradi e i ministri a cui impedire la presentazione di un’opera al salone del libro. Dove non riescono i tribunali, sono i mezzi d’informazione a decidere chi ha il diritto di esprimersi e chi, invece, deve tacere e subire."
 

  

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