Il termine invidia (dal latino in - avversativo - e videre, guardare contro, ostilmente, biecamente o genericamente guardare male, quindi "gettare il malocchio") si riferisce a uno stato d'animo o sentimento
per cui, in relazione a un bene o una qualità posseduta da un altro, si
prova spesso astio e un risentimento tale da desiderare il male di
colui che ha quel bene o qualità.
Aristotele sosteneva che “noi invidiamo coloro il cui successo risuona
come un rimprovero fatto a noi”. Per alcuni studiosi l’invidia si
origina da una “Comparazione di poteri” tra sé e gli altri. Secondo
altri studiosi l’invidia nasce invece da un sentimento di profonda
frustrazione di chi non è appagato dal proprio status (sociale,
economico, psico-fisico, sentimentale ecc.). E invece di migliorare il
proprio status si affida al livore verso gli altri, mettendo in atto
strategie infide per abbassare la loro reputazione: denigrare,
criticare, svalutare,insultare,picchiare, ingiuriare, sporcare, ecc.
L’Invidia è un freno all’evoluzione !!!
Secondo Matthew Liebermann – del dip. di psicologia dell’università
della California – dato che le aree cerebrali coinvolte nella percezione
del dolore e del piacere sono le medesime, si ipotizza che dal punto di
vista evoluzionistico abbiano la stessa importanza in termini di
sopravvivenza.
– la percezione del dolore fisico, è uno stimolo per la ricerca del superamento di esso.
– la percezione del piacere, è uno stimolo per la ricerca dell’appagamento di esso.
La mancanza di cibo, acqua, il freddo e altre situazioni spiacevoli spingono l’individuo verso una soluzione.
– questo comportamento di sopravvivenza è fondamentale per la selezione della specie
– lo stesso si può dire per la ricerca del piacere.
Dante, nella divina commedia dove mette gli invidiosi? In purgatorio.
Non li descrive con quell’aura di irreparabilità dei dannati, crede che
forse sanzionandoli si possano salvare ( anche se in pochi!!) Le pene a
cui li sottopone sfiorano la crudeltà, Dante li raffigura mentre:
– si sostengono tra loro,
– sono appoggiati ad un monte,
– indossano abiti ruvidi e pieni di nodi,
– con le palpebre cucite da un filo di ferro.
Il sentimento di Dante è ambivalente: ha compassione per la loro pena
ma manifesta una quasi totale estraneità all’invidia. In generale,
l’invidia è un’emozione vissuta in solitudine: tutti si difendono
dall’idea di provare questo sentimento.
E per ultimo :
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