domenica 29 novembre 2015

Rivoluzione e/è Libertà


Il fenomeno della "rivoluzione" è quella qualità umana che è in grado di avviare consapevolmente una iniziativa politica.
 (Hannah Arendt)

Rivoluzione : "Le rivoluzioni moderne sono ben diverse da quelle avvenute nell'antichità, quando né i mutamenti politici né le violenze che li accompagnavano apparivano portatori di qualcosa di nuovo; però gli antichi, in particolare Aristotele, si erano già accorti di un aspetto importante: il potere politico è una conseguenza di quello economico, l'interesse è la forza motrice che spinge ai conflitti politici. Tuttavia questi conflitti si basavano su una distinzione tra ricchi e poveri che sembrava insita nella natura delle cose: quando gli uomini, in età moderna, iniziarono a mettere in dubbio che la povertà non fosse intrinseca alla natura umana, la questione sociale iniziò ad avere un ruolo rivoluzionario; questa convinzione scaturì dall'esperienza coloniale americana, la quale mise in luce che il lavoro e la fatica erano la fonte di ogni ricchezza! L'America divenne dunque il simbolo di una società senza povertà, grazie alla quale venne spezzato quel ciclo di ricorsi che si era basato su una presunta distinzione naturale tra ricchi e poveri. Si può quindi dire che, non la rivoluzione americana, ma la società creatasi in America nutrì lo slancio rivoluzionario europeo; fu l'America stessa che rivoluzionò lo spirito degli uomini, prima in Europa e poi in tutto il mondo, al punto che ai rivoluzionari europei parve più importante cambiare la struttura della società (come era avvenuto in America) che non cambiare la struttura delle istituzioni politiche."


Libertà : " Guerre e rivoluzioni - come se gli eventi si fossero incalzati solo per adempiere la vecchia predizione di Lenin - hanno finora determinato la fisionomia del ventesimo secolo. E in quanto distinte dalle ideologie del diciannovesimo - come il nazionalismo e l'internazionalismo, il capitalismo e l'imperialismo, il socialismo e il comunismo, che, benché ancora invocati da molti come cause giustificanti, hanno perduto il contatto con le grandi realtà del nostro mondo - guerra e rivoluzione costituiscono tuttora i temi centrali della vita politica. Sono sopravvissute a tutte le loro giustificazioni ideologiche. In una situazione internazionale che contrappone la minaccia di totale distruzione attraverso la guerra alla speranza di emancipazione di tutta l'umanità attraverso la rivoluzione - portando un popolo dopo l'altro in rapida successione "ad assumere fra le potenze della terra la posizione separata ed eguale a cui hanno diritto per le Leggi della Natura e del Dio della Natura" - non resta altra causa se non la più antica di tutte, quella in realtà che fin dal principio della nostra storia ha determinato l'esistenza stessa della vita politica, la causa della libertà contro la tirannide. Questo è di per sé un fatto veramente singolare. Sotto l'assalto combinato delle moderne "scienze" dissacranti, la psicologia e la sociologia, nulla infatti sembra essere stato più definitivamente sepolto quanto il concetto di libertà. Persino i rivoluzionari - che dovremmo ritenere fermamente e anzi inesorabilmente ancorati a una tradizione che difficilmente potrebbe esprimersi, e ancor meno avere un senso, senza la nozione di libertà - sarebbero pronti a degradare la libertà al rango di un pregiudizio piccolo borghese piuttosto che ammettere che lo scopo della rivoluzione era, ed è sempre stato, la libertà. Tuttavia, se si resta sorpresi nel vedere come la parola stessa di libertà abbia potuto sparire dal linguaggio rivoluzionario, è forse meno sconcertante osservare come in questi ultimi anni l'idea di liberta si sia imposta proprio al centro del più grave fra tutti gli attuali dibattiti politici, la discussione sulla guerra e su un uso giustificabile della violenza."

La politica è diventata una professione e quindi l'elité viene scelta in base a criteri che non sono politici.



La libertà politica andò perduta quando lo spirito rivoluzionario non trovò un'istituzione appropriata ad accoglierlo.
 (Hannah Arendt)


 In Italia c’è lavoro in qualche punto nero – capita:
ogni volo che finisce sotto a un telo irrita, noi che
qui pure Peppone sa il Vangelo e lo agita, un po’ si
esagita, dopo un po’ si sventola: senti un po’ che
caldo fa… Afa tutto l’anno – più brevemente
“affanno” – non sanno a quale conclusione non
Approderanno. Noi l’Italia siamo e non la stiam
Rappresentando: ciurma! Ai posti di comando!!
Mettiamo al bando i vertici politici con tutti i loro
Complici, amici degli amici di chi ha svuotato i
Conti: incassano tangenti celandosi le fonti e han
Cappucci e cornetti sulle fronti.
Qui si fa la rivoluzione senza alcuna distinzione,
sesso, razza o religione: tutti pronti per l’azione.
Troppi furbetti nel nostro quartierino e tutti ci
intercettano con il telefonino, ci piazzano vallette
nude sopra allo zerbino e paparazzi sui terrazzi del
vicino: ragazzi che casino! Senza via di
scampo, chiusi dentro al plastico di quel villino ci è
venuto un crampo, siamo titolari confinati a bordo
campo, ci fan pagare l’acqua più salata dello
shampoo. Boh? Magari mi sbaglio, ma vedo tutti
quanti allo sbaraglio, meglio darci un taglio… Figli
mai usciti dal travaglio: qui da masticare non ci
resta che il bavaglio.
Qui si fa la rivoluzione senza alcuna distinzione,
sesso, razza o religione: tutti pronti per l’azione.
L’Italia, non lo sai, ha problemi araldici: i baroni
sono pochi e han troppi conti per dei medici. Poi
ha problemi etici, politici, geografici, geologici, ma
i peggio restan quelli genealogici… Visto che la
base del sistema è la clientela e siamo separati
da 6 gradi sì, ma di parentela, maglie di una
ragnatela a forma di stivale, tutti collegati in linea
collaterale come un’unica famiglia in un immenso
psicodramma: sta bravo che altrimenti piange
mamma. Cambio di programma: annulliamo la
rivolta. Abbiamo una famiglia e non dev’essere
coinvolta…
Non si fa la rivoluzione, l’hanno detto in
Televisione… chi c’è andato che delusione! Era
chiuso anche il portone.

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